SignificatoEssere mosso dai flutti, muoversi con moto ondoso; aleggiare, muoversi nell’aria; essere soggetto a variazioni
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino fluctuare ‘fluttuare’.
Fluttuare è un verbo che dovrebbe essere quasi del tutto sovrapponibile all’ondeggiare; e dentro ci troviamo sì la stessa incertezza mobile, ma si sta assestando in ambiti d’uso abbastanza specifici, in versi precisi (alcuni curiosamente storti) e con connotati riconoscibili.
Basta pensare a ciò che comunemente immaginiamo fluttui: fluttuano i fantasmi e fluttua in genere ciò che si muove e aleggia nell’aria, fluttuano i prezzi e i valori in borsa, fluttuano umori e stati d’animo.
Anche se è l’unica a muoversi letteralmente sui flutti, difficilmente diremmo che la nave fluttua, anzi sentir parlare di un vascello fluttuante forse ci fa venire in mente l’Olandese volante o qualcosa del genere.
Fluttuano le bandiere al vento, quando si agitano e scendono larghe, e sì che si muovono facendo onde, e così fluttuano gli abiti leggeri, i vestiti stesi al filo che ogni tanto schioccano; ma il resto di ciò che fluttua nell’aria non ce lo dipingiamo con un moto ondoso. Odori, suoni, anche sospetti che fluttuano in effetti aleggiano, si muovono, ma non ce li figuriamo a onde, non ondeggiano — con l’unica rilevantissima eccezione degli spettri. Sarebbe interessante cercare la radice immaginativa per cui il fantasma procede a una spanna da terra non dritto ma fluttuando su e giù. A ondeggiare invece (su un piano orizzontale) sono più gli alticci che gli spettri.
Ed eccoci al punto: il fluttuare ha un certo tratto di serietà. Sarà perché ‘flutto’ è sinonimo di registro superiore a ‘onda’, sarà il suono così morbido, sciabordante e scuro: prezzi, valori, possiamo dirli ballerini scherzando, ma quando parliamo fuor di ironia, non possono che oscillare o, appunto, fluttuare. E lo stesso vale per uno stato d’animo, un umore, talvolta anche un’opinione. Quando vogliamo descriverli incerti ma non in modo pazzamente casuale, mobili fra alti e bassi ma non con rigidità pendolare, ammantando la variazione di una certa compostezza, li diciamo fluttuanti, come una boa che si alza e si abbassa scorrendo sul pelo dell’onda.
Così parliamo di come le nostre emozioni abbiano fluttuato durante giornata di notizia in notizia, di come il mio pendere a favore di uno o dell’altro fluttui senza risoluzione, di come il mio amore per una certa opera fluttui fra passione travolgente e indifferenza.
Alla fine, questa parola è l’ennesimo pensiero che abbiamo rubato e astratto dalla prima osservazione dei moti del mondo.
Fluttuare è un verbo che dovrebbe essere quasi del tutto sovrapponibile all’ondeggiare; e dentro ci troviamo sì la stessa incertezza mobile, ma si sta assestando in ambiti d’uso abbastanza specifici, in versi precisi (alcuni curiosamente storti) e con connotati riconoscibili.
Basta pensare a ciò che comunemente immaginiamo fluttui: fluttuano i fantasmi e fluttua in genere ciò che si muove e aleggia nell’aria, fluttuano i prezzi e i valori in borsa, fluttuano umori e stati d’animo.
Anche se è l’unica a muoversi letteralmente sui flutti, difficilmente diremmo che la nave fluttua, anzi sentir parlare di un vascello fluttuante forse ci fa venire in mente l’Olandese volante o qualcosa del genere.
Fluttuano le bandiere al vento, quando si agitano e scendono larghe, e sì che si muovono facendo onde, e così fluttuano gli abiti leggeri, i vestiti stesi al filo che ogni tanto schioccano; ma il resto di ciò che fluttua nell’aria non ce lo dipingiamo con un moto ondoso. Odori, suoni, anche sospetti che fluttuano in effetti aleggiano, si muovono, ma non ce li figuriamo a onde, non ondeggiano — con l’unica rilevantissima eccezione degli spettri. Sarebbe interessante cercare la radice immaginativa per cui il fantasma procede a una spanna da terra non dritto ma fluttuando su e giù. A ondeggiare invece (su un piano orizzontale) sono più gli alticci che gli spettri.
Ed eccoci al punto: il fluttuare ha un certo tratto di serietà. Sarà perché ‘flutto’ è sinonimo di registro superiore a ‘onda’, sarà il suono così morbido, sciabordante e scuro: prezzi, valori, possiamo dirli ballerini scherzando, ma quando parliamo fuor di ironia, non possono che oscillare o, appunto, fluttuare. E lo stesso vale per uno stato d’animo, un umore, talvolta anche un’opinione. Quando vogliamo descriverli incerti ma non in modo pazzamente casuale, mobili fra alti e bassi ma non con rigidità pendolare, ammantando la variazione di una certa compostezza, li diciamo fluttuanti, come una boa che si alza e si abbassa scorrendo sul pelo dell’onda.
Così parliamo di come le nostre emozioni abbiano fluttuato durante giornata di notizia in notizia, di come il mio pendere a favore di uno o dell’altro fluttui senza risoluzione, di come il mio amore per una certa opera fluttui fra passione travolgente e indifferenza.
Alla fine, questa parola è l’ennesimo pensiero che abbiamo rubato e astratto dalla prima osservazione dei moti del mondo.