Gorgheggiare

gor-gheg-già-re

Significato Cantare vocalizzando e fiorendo; anche riferito al canto elaborato degli uccelli

Etimologia formazione derivata dall’antico italiano gòrga, gola, dal latino tardo e popolare gurga, che nel latino classico (gurges), significa ‘gorgo, abisso’.

Ammettiamolo: tra i sinonimi di cantare, questo è forse il più lezioso. Sarà per via di quei ricami e fioriture vocali che sottintende, e che lo rendono adatto ad accompagnare immagini poetiche o a ironizzare sulle dubbie qualità canore di qualcuno. Eppure, la parola gorgheggiare ha avuto una sorte curiosa, perché descrive un’azione squisitamente musicale, che però non è stata assunta a pieno titolo nel lessico tecnico dell’arte dei suoni, almeno non in quello attuale. In compenso, occupa una posizione di tutto rispetto nella lingua italiana, sia parlata che scritta.

Il termine giunse nell’idioma volgare direttamente dal latino gŭrga, da cui derivò gorgia, lezione oggi arcaica e disusata di ‘gola’, che si riscontra nei manoscritti del Duecento. Nel secolo successivo fu impiegato da un anonimo redattore senese: «et gorgia di quella acqua molta insieme», scriveva, alludendo al significato di ingurgitare, che è un altro parente etimologico di gorgheggiare. I numerosi termini della famiglia comprendono infatti anche gorgogliare, sgorgare e tutti quelli che risalgono alla radice indoeuropea ricostruita come gwer, ossia inghiottire.

Le estensioni di significato sono sempre legate alle funzioni espletate dalla gola, anche in senso lato, compresi i fenomeni fonetici come la ‘gorgia toscana’. La pronuncia vernacolare fiorentina, per esempio, realizza la c occlusiva velare non sonora [k] in posizione postvocalica, come una ‘approssimante laringale’, secondo la definizione di Luciano Canepari. Insomma, semplificando, la casa diventa la hasa.

Comunque tra gole, gorge e gorgheggi era quasi inevitabile che la parola finisse in mezzo ai musicisti e, soprattutto, ai cantanti, che della voce fanno la loro arte suprema; gorgheggia la voce umana, oppure quella degli uccelli, mentre è raro, ma possibile, ammettere che gorgheggi uno strumento musicale a fiato.

Nel 1562 in musica le ‘tirate di gorgia’ erano i ‘passaggi’, ossia il canto fiorito, come spiegò Gioseffo Zarlino. Alla fine del secolo il bolognese Ercole Bottrigari adoperò il verbo gorghizare (con lo stesso significato del termine odierno), seguendo la fonetica natìa che pronuncia la g simile alla z. Oggi la stessa pronuncia a volte si riscontra nel vezzo di chi in televisione bamboleggia salutando il pubblico con un buonzorno, anche se proviene da aree linguistiche non settentrionali.

In ultima analisi i gorgheggi corrispondono a fioriture vocali, a colorature, e nel Seicento ci si preoccupava che fossero utilizzati con gusto: se un cantante gorgheggiava, gli altri non potevano sovrapporsi, ma dovevano aspettare il loro turno per fare altrettanto.

Com’era necessario per il trillo e per ogni rispettabile ornamento, superfluo ma irrinunciabile, era importante saper gorgheggiare con eleganza e sicurezza, perciò nel 1827 Gioacchino Rossini scrisse i suoi famosi Gorgheggi e solfeggi su cui allenare, «secondo il gusto moderno», il prezioso organo vocale di promettenti allievi e navigati professionisti. Il metodo fu adattato all’uso dell’Académie de Musique diretta da Joseph-Henri Mees, convinto propagatore del meloplasto. Per rendere agile la voce, Rossini raccomandava di eseguire i suoi esercizi tutte le mattine per tre volte: la prima volta piano, cioè a basso volume, e lentamente, la seconda piano e presto, ossia velocemente, e la terza molto forte e prestissimo.

Qualche gorgheggio da ascoltare? Biancaneve con gli uccellini, per esempio… Poi ci sono quelli della musica popolare o di tanti stornelli e serenate, oppure quello rocambolesco, già proposto, di una famosa cantante di jodel. Una delle cadenze più famose dell’opera lirica è quella in cui il soprano gorgheggia, imitata dal flauto, nella ‘Scena della pazzia’ della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Difficile fare altrettanto sotto la doccia!

Parola pubblicata il 03 Settembre 2023

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