Meloplasto

Le parole della musica

me-lo-plà-sto

Significato Metodo in cui si utilizza una lavagna pentagrammata per la lettura degli intervalli melodici; la lavagna stessa

Etimologia formazione coniata nel 1818, composta dall’unione di melo- e -plàsto, entrambi dal greco, rispettivamente da mélos ‘musica, canto’, e da plastós ‘formato’, da plássō ‘modellare’.

  • «Insegnò verso la fine dell'Ottocento, e con i suoi studenti usava il meloplasto.»

Quando nel 1861 fu realizzata l’unità d’Italia, vennero messe in atto una serie d’importanti riforme, tra cui quelle che riguardavano la didattica scolastica, d’allora in poi obbligatoria e affidata alle cure del nuovo Stato. Dall’applicazione della legge Casati (1859) e dalle riforme successive, tra cui quella Gentile (1923), scaturì una fortissima impostazione umanistica, a scapito delle discipline scientifiche. Anche la musica fu esclusa, poiché era assente nel sistema educativo di riferimento, quello del Piemonte, mentre in alcuni stati preunitari, come per esempio nel Regno di Napoli, si manteneva una notevolissima tradizione d’insegnamento musicale. In compenso, Gentile istituì l’obbligo scolare anche per persone sordomute e cieche.

Con notevoli differenze da luogo a luogo, l’insegnamento nella penisola italiana s’ispirò in parte ai metodi pedagogici della Francia, in particolare riguardo all’importanza dell’esperienza musicale nell’istruzione di base.

Pierre Galin (1786-1821) iniziò la sua carriera d’insegnante presso la scuola per sordomuti di Bordeaux, sperimentando con gli allievi vari sistemi di comunicazione visuale e mettendo a punto un metodo per l'insegnamento elementare della musica, pubblicato a Parigi. Galin immaginò il méloplaste, un quadro contenente un pentagramma vuoto su cui il maestro, dopo aver fornito alcune coordinate di base, muoveva la bacchetta indicando l’intonazione agli allievi.

Immagine che raffigura il maestro che impiega il meloplasto con i suoi allievi

Galin scomparve prematuramente; la sua ricerca pedagogica fu diffusa da alcuni discepoli, ma venne anche avversata. Il celebre musicista e studioso François-Joseph Fétis scrisse: «da quasi quarant'anni non citiamo un musicista di alcun valore che si sia formato con il meloplasto, sebbene le scuole dove s’insegna questo metodo si siano moltiplicate».

Il méloplaste, di cui se ne costruirono varianti mantenendo l’idea originaria, fu impiegato nel Méthode Galin-Paris-Chevé e fu esportato in diversi paesi. A Roma, nella piazza di San Salvatore in Lauro, esisteva una scuola retta dalla confraternita laica dei Frères des écoles chrétiennes, conosciuti come lasalliani, dal nome del fondatore Jean-Baptiste de La Salle, in cui i ragazzi ricevevano anche l’istruzione musicale.

Il livello di preparazione raggiunto dai giovanissimi allievi, che provenivano in gran parte dalle famiglie povere residenti nel rione, era eccellente. La richiesta di musica era notevole e spesso non avevano il tempo di effettuare prove preliminari; diventavano perciò abilissimi lettori a prima vista.

Cantavano a tutte le ore, talvolta iniziando in piena notte o all’alba, spostandosi da una chiesa all’altra per una qualche celebrazione o un rito speciale. Quando cominciarono le prime produzioni cinematografiche, partecipavano alle scene musicali sui set di Cinecittà oppure, magari la sera, cantavano nelle sale da concerto. I migliori entravano a far parte dei cori vaticani, la Cappella Sistina e la Cappella Giulia, effettuando le tournée insieme ai colleghi adulti. Arrivarono perfino a cantare al Quirinale per le nozze di Jolanda di Savoia.

L’allenamento principale dei giovani apprendisti consisteva nella pratica polifonica; tuttavia in quella scuola si usava anche il metodo del meloplasto. Il maestro dava la nota di riferimento e poi indicava con la bacchetta sulla lavagna diversi punti del pentagramma, corrispondenti ai suoni che dovevano essere prontamente intonati dagli studenti, cimentandosi in una velocità sempre più spedita. La musica si trasformava così anche in un gioco d’abilità, una gara per intonare perfettamente gli intervalli più difficili.

Altri giochi, altri gusti, altri tempi.

Parola pubblicata il 11 Giugno 2023

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale