Pentagramma
pen-ta-gràm-ma
Significato In musica: rigo musicale formato da cinque linee parallele. Pentagono regolare stellato, così chiamato dai filosofi pitagorici; stella a cinque punte
Etimologia termine coniato sull’aggettivo greco pentágrammos, di cinque righe, o segni, formato da penta-, elemento usato in numerosi composti per ‘cinque’, e grammé ‘linea’, derivato da grápho ‘scrivere’.
Parola pubblicata il 25 Ottobre 2020
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
In musica, oggi con questa parola s’identifica il rigo musicale tout court, anche se in realtà le cinque linee e i quattro spazî rappresentano solo una delle ‘griglie’ possibili su cui porre le figure musicali. L’immagine sopra riprodotta mostra come il compositore Bruno Maderna nel 1969 combinò graficamente diversi pentagrammi, realizzando l’originale pagina musicale della sua Serenata per un satellite.
Sebbene l’accezione musicale riferita dai dizionari sia il 1871, nei trattati di musica il termine si trova ancor prima, come nella famosa Musurgia universalis sive ars magna consoni et dissoni di Athanasius Kircher del 1650.
In epoche remote la musica si trasmetteva per via orale e le lezioni erano svolte rigorosamente… in presenza! La notazione musicale era infatti difficile da interpretare se non si conosceva già la melodia, che veniva appresa dal vivo. Segni differenti (i neumi ‘in campo aperto’, derivati dagli accenti melodici della metrica classica) suggerivano che il canto saliva, o scendeva, poco o molto, ed erano il sussidio un po’ aleatorio ma bastevole al cantore, che così poteva richiamare alla mente anche centinaia di melodie precedentemente memorizzate.
I primi esempi conosciuti di rigo musicale risalgono alla fine del IX secolo. Nell’anonimo trattato manoscritto Musica enchiriadis – datato tra l’860 e il 900 circa – è usato un insieme di linee chiamato chordae.
Guido d’Arezzo, in Aliae regulae (1030 ca.), definì il rigo musicale secondo principî che furono gradualmente adottati in tutta Europa, in tempi e luoghi diversi. Per facilitare l’immediata comprensione della posizione dei suoni, Guido consigliò l’uso di linee con colori diversi, oppure l’apposizione di una lettera davanti almeno a una delle linee (rileggendo solfeggio, ricordate le litterae, o claves?). L’opzione dei colori diversi fu usata sempre meno dopo il XIII secolo, eccetto che in area germanica.
La maggior parte dei manoscritti giunti sino a noi hanno righi di quattro linee (Guido non ne prescrisse un numero particolare), per tracciare i quali forse furono usate penne a quattro punte, probabilmente non troppo dissimili da quelle moderne, a cinque.
Con lo sviluppo della musica polifonica, divenne utile aggiungere una linea alle quattro consuete, ampliando le possibilità grafiche d’estensione delle voci, evitando di fuoriuscire dal rigo musicale. Così, già nella Francia settentrionale del XIII secolo, dove fiorirono i primi polifonisti, si usarono costantemente righi di cinque linee. Tuttavia, il numero complessivo poteva ancora variare. Per esempio, nella musica intavolata per tastiera, talvolta, alla mano sinistra furono assegnate più linee che alla mano destra; le Toccate e Partite d’Intavolatura di Cimbalo di Girolamo Frescobaldi (1615), presentano otto linee per la mano sinistra e sei per la destra. Ecco la prima Toccata:
Dopo il XVII secolo, andarono in disuso i righi musicali con più di cinque linee.
Oggi per alcuni strumenti a percussione si mantiene l’uso di un rigo con una linea sola, sulla quale vengono segnati i valori da eseguire.
Nell’intavolatura italiana per liuto rinascimentale, i numeri sull’esagramma rappresentano i tasti dove poggiare le dita; le righe corrispondono ai cori (corde singole o doppie) dello strumento. Questo è un esempio del ‘divino’ Francesco da Milano.
Similmente, nella musica pop per chitarra o per basso elettrico della nostra epoca si indica con la parola ‘tabulato’, più spesso con l’inglese tablature (abbreviata in ‘TAB’), un tipo di notazione a sei righe analoga a quella liutistica di cinque secoli prima:
E poi, senza il pentagramma non avremmo mai potuto fare nemmeno una battuta!