Intrinseco
in-trìn-se-co
Significato Proprio dell’intima natura di qualcosa o qualcuno, inerente alla sua essenza, intimo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino intrìnsecus, dapprima avverbio col significato di ‘dal di dentro’, composto da intrim ‘dentro’ (avverbio attestato solo in composizioni, e non autonomo), e secus ‘lungo’.
Parola pubblicata il 27 Settembre 2024
Questa è una delle parole che decodifichiamo al volo senza troppe difficoltà, ma se ci chiedono che cosa voglia dire, ecco che «Be’, certo, l’intrinseco, parola importantissima, be’, l’intrinseco, intr- quindi dentro, che è proprio proprio, che è in sé, no?». Ecco, chiariamoci un po’ le idee, perché in effetti la parola è utile, fine e impressionante.
Si dice intrinseco ciò che è proprio dell’intima natura di qualcosa, che è inerente alla sua essenza. Non un significato facilissimo: in particolare messo così nell’astrazione di una definizione è difficile da immaginare, da rappresentare — ma si spiega al volo con un caso esemplare.
Una moneta ha un certo valore nominale, un euro; magari è una moneta coniata per una ricorrenza speciale, o con un difetto presente in pochi esemplari, quindi può avere anche un diverso valore di mercato: quell’euro si vende fra gente appassionata di numismatica a cento euro. Ma ha anche un valore intrinseco, quello del rame, del nichel e dello zinco di cui è composta. È per questo loro valore intrinseco che le monete sono zigrinate, cioè hanno dei bordi non lisci, contro le limature: se limo il bordo delle monete (pensiamo a monete di metalli preziosi), posso spendere la moneta col suo valore nominale e ricavarne al contempo della polvere d’oro o d’argento. Ecco, vietato.
L’intrinseco è una declinazione dell’intimo, accede alla più sostanziale inerenza. In effetti tutto questo suo carattere di essenziale connaturato è stato anche letto proprio come ‘intimo, familiare, cordiale, legato da un sentimento’ (tu ed io siamo molto intrinseci); certo è un uso caduto in desuetudine il secolo scorso, ma ci aiuta a mettere meglio a fuoco l’intrinseco nella sua natura, be’, intrinseca.
Per proseguire nell’operazione, vale la pena stringere un momento sull’etimologia il latino intrìnsecus è propriamente un avverbio che significa ‘dal di dentro’, composto da altri due avverbi, uno che è attestato solo in composizioni del genere e mai isolato, intrim ‘dentro’, e secus ‘lungo’. Sintesi bellissima, questo modo di svolgersi da viale interno di un nucleo interiore, che viene letto in epoca tarda come aggettivo.
La varietà degli usi di questa parola è magnifica, e ci testimonia quanto sia cardinale e versatile. Posso parlare di come la massa di un corpo sia una caratteristica intrinseca, a differenza del suo peso, che dipende da dove si trova. Posso parlare di come il grande gesto compiuto di nascosto sia stato fatto per virtù intrinseca, e non per ostentazione e pienezza di sé. Posso parlare dell’intrinseco ottimismo dell’amica, non glielo levi nemmeno con le tenaglie. Posso parlare dell’oggetto che si rompe per cause intrinseche (un meccanismo interno che si usura). Posso parlare di un argomento che contiene un errore intrinseco, nel nucleo del merito.
Il fatto che sia una parola facile da decodificare quando la incrociamo (e dopotutto anche facile da usare, almeno nelle costruzioni più ricorrenti), ci fa capire che è più semplice di quel che pare. Dopotutto la riflessione sulla natura intrinseca delle cose, i ragionamenti su essenze e sostanze, sono fini e propri di pensieri profondi — ma sono anche a buon mercato.