Manga
màn-ga
Significato Storia a fumetti giapponese
Etimologia voce giapponese, composta da man (漫), che significa in ozio, senza uno scopo ben definito e ga (画), che vuol dire pittura, disegno: letteralmente significa quindi “un disegno senza uno scopo”. In kanji è scritto “漫画”.
Parola pubblicata il 26 Dicembre 2013
Parole giapponesi - con Haruki Ishida
Insieme ad Haruki Ishida, dottore in Lingua e Letteratura italiana dell'Università di Kyoto, affrontiamo alcune parole giapponesi che sono diventate consuete anche agli Italiani, cercandone l'origine.
Il primo manga è stato scritto all’epoca Heian (784-1185 d.C.), su un rotolo di carta. Si chiama Chōjū-giga (鳥獣戯画). Ma questo non ha fumetti. I personaggi non parlano. E in questo periodo non c’era la parola “manga”, infatti è chiamato “giga” (tradotto, caricatura).
La parola “manga” è stata usata da Santō Kyōden (山東京伝), un pittore di ukiyo-e (un genere di stampa artistica) e un scrittore, nel 1798. Ed è stata diffusa da una raccolta di disegni di Katsushika Hokusai (葛飾北斎), un grandissimo pittore di ukiyo-e: la raccolta è chiamata “Hokusai manga (北斎漫画)”.
Adesso in Giappone ci sono tante riviste di manga. Per esempio, “Jump”, “Sunday”, ecc. per i ragazzi, e “Margaret”, “Ciao”, ecc. per le ragazze. “Jump” è la rivista più famosa e anche “One piece” e “Naruto” sono pubblicati su quella. Alcuni sono settimanali, alcuni sono mensili. Siccome si trovano tantissime diverse riviste di Manga, i Manga ci sono familiari.
Manga è un fenomeno della cultura giapponese: abbiamo addirittura la Società Giapponese di Manga, e ci sono degli studiosi di Manga. E grazie all’effetto sinergico con i cartoni animati, tanti manga giapponesi sono tradotti e diretti per gli stranieri in tutto il mondo. È anche per questo che tanti giovani vogliono diventare fumettisti!
La nascita del manga, su suggerimento dell’etimo, ci si presenta come cifra di un fenomeno culturale estremamente importante: l’opera artistica o scientifica compiuta in ozio, senza uno scopo a monte, che dischiude, a valle, una rivoluzione. Leonardo da Vinci non aveva un progetto cristallino nell’inventare l’esploso in disegno, ma adesso non è concepibile un libretto di istruzioni senza un esploso. Il secolare approfondimento, in matematica, del sistema numerico binario era stato poco più di un divertissement, finché non tornò utile per creare il computer. E similmente lo sviluppo di un genere artistico nuovo, l’introduzione della caricatura e del fumetto non nacquero con un proposito prestabilito: ma fu quella vaga libertà di espressione, sondata ed esplorata da personaggi del calibro di Hokusai, a permettere e preparare, diversi secoli più tardi, lo scatenarsi di uno dei fenomeni artistici fra i più universali e pervasivi.