SignificatoChe si è convertito da poco a una religione; che ha aderito da poco a un’idea, a un movimento, a un gruppo
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo neophytus, dal greco néophytos ‘neoconvertito’.
Come tante parole sfacciatamente greche, le basta farsi leggere o sentire per dare al discorso un’aria di serietà e di cultura — anche ridente. Certo il suo significato risulta abbastanza trasparente su tutti i terreni, sia elevati sia quotidiani: abbiamo la garanzia di quel neo- iniziale, che blinda la comprensione del fatto che si sta parlando di qualcosa di nuovo, e spesso tanto basta. Ma che cosa di nuovo?
In realtà anche la seconda parte del termine è piuttosto accessibile — non si coglie subito perché non aspettiamo di trovarci il concetto qui. È quel fito- che troviamo nella fitoterapia, cioè l’uso di piante medicinali, nella fitodepurazione, cioè il trattamento delle acque reflue tramite le piante, nei fitofarmaci, farmaci per piante: il greco phytón è semplicemente la pianta.
Però il neofita ci parla di qualcosa che è molto prossimo al neoconvertito, a chi da poco ha aderito a un’idea, o è entrato a far parte di un movimento, di un gruppo. Ha un tratto da iniziato. Resta da capire come si colloca questo profilo confessionale o quasi-confessionale in un affare di piante. E la risposta è una semplice immagine.
In greco il termine néophytos ha il significato concreto di ‘piantato di recente’, che diventa quello di ‘neobattezzato’ nel greco neotestamentario. Non ne portiamo memoria diretta in un significato materiale della parola, perché già nel suo passaggio latino gli resta solo il significato figurato religioso, indicando il nuovo convertito — ma è un transito di significati estremamente poetico, che legge nella conversione una nuova vita da germoglio, un nuovo percorso di crescita appena intrapreso.
Perciò i significati estesi di ‘neofita’ mantengono comunque una sfumatura quasi-confessionale — perché si estendono da un’accezione tradizionalmente religiosa. Se racconto di come l’amica sia ancora una neofita della grande saga in sedici libri, se ammetto di essere un neofita delle arti marziali, di una lingua o di una letteratura, considero quei sistemi a cui mi affaccio come sistemi che hanno complessità e dignità elevatissime, e sottendo una differenza profonda fra l’avere o non avere un’iniziazione, e riconosco una differenza altrettanto profonda fra l’avere o non avere lunghi radicati trascorsi al loro interno.
Un termine di rilievo, dalla trama ricca, e che ci rende tutta l’umiltà e tutta l’entusiasta prospettiva di una giovane pianta che ha trovato il suo posto. Peraltro esiste anche la variante ‘neofito’, oggi desueta anche se pare più vicina all’originale latino neophytus.
Come tante parole sfacciatamente greche, le basta farsi leggere o sentire per dare al discorso un’aria di serietà e di cultura — anche ridente. Certo il suo significato risulta abbastanza trasparente su tutti i terreni, sia elevati sia quotidiani: abbiamo la garanzia di quel neo- iniziale, che blinda la comprensione del fatto che si sta parlando di qualcosa di nuovo, e spesso tanto basta. Ma che cosa di nuovo?
In realtà anche la seconda parte del termine è piuttosto accessibile — non si coglie subito perché non aspettiamo di trovarci il concetto qui. È quel fito- che troviamo nella fitoterapia, cioè l’uso di piante medicinali, nella fitodepurazione, cioè il trattamento delle acque reflue tramite le piante, nei fitofarmaci, farmaci per piante: il greco phytón è semplicemente la pianta.
Però il neofita ci parla di qualcosa che è molto prossimo al neoconvertito, a chi da poco ha aderito a un’idea, o è entrato a far parte di un movimento, di un gruppo. Ha un tratto da iniziato. Resta da capire come si colloca questo profilo confessionale o quasi-confessionale in un affare di piante. E la risposta è una semplice immagine.
In greco il termine néophytos ha il significato concreto di ‘piantato di recente’, che diventa quello di ‘neobattezzato’ nel greco neotestamentario. Non ne portiamo memoria diretta in un significato materiale della parola, perché già nel suo passaggio latino gli resta solo il significato figurato religioso, indicando il nuovo convertito — ma è un transito di significati estremamente poetico, che legge nella conversione una nuova vita da germoglio, un nuovo percorso di crescita appena intrapreso.
Perciò i significati estesi di ‘neofita’ mantengono comunque una sfumatura quasi-confessionale — perché si estendono da un’accezione tradizionalmente religiosa. Se racconto di come l’amica sia ancora una neofita della grande saga in sedici libri, se ammetto di essere un neofita delle arti marziali, di una lingua o di una letteratura, considero quei sistemi a cui mi affaccio come sistemi che hanno complessità e dignità elevatissime, e sottendo una differenza profonda fra l’avere o non avere un’iniziazione, e riconosco una differenza altrettanto profonda fra l’avere o non avere lunghi radicati trascorsi al loro interno.
Un termine di rilievo, dalla trama ricca, e che ci rende tutta l’umiltà e tutta l’entusiasta prospettiva di una giovane pianta che ha trovato il suo posto. Peraltro esiste anche la variante ‘neofito’, oggi desueta anche se pare più vicina all’originale latino neophytus.