Notte

nòt-te

Significato Periodo che intercorre tra tramonto e alba

Etimologia dal latino nox, di origine indoeuropea.

Scriveva Leopardi nel suo Zibaldone:

[…] il poetico in uno in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago… le parole notte, notturno ecc., le descrizioni della notte ecc. sono poeticissime, poiché la notte, confondendo gli oggetti, l’animo non ne concepisce che un’immagine vaga, indistinta, incompleta, sia di essa che di quanto ella contiene.

Difficile scrivere qualcosa di altrettanto bello, vero e perfetto a proposito della notte come quel che annotava il poeta nel suo diario personale.

Già nel pronunciare questa parola, ‘notte’, così scura e appuntita, sentiamo il velluto dell’oscurità, lo scintillio crepitante delle stelle, la calma e pericolosa del nero puro. L’etimologia è breve e e semplice (e questo è un dato tanto fascinoso): viene dal latino nox, che possiamo ricondurre ad una radice indoeuropea ricostruita come nekwt- o nogwh- da cui scaturiscono tante parole così simili a notte in così tante lingue derivate — e che ha già direttamente il significato di ‘notte’. È un significato primigenio, urgente (più urgente di quello di ‘giorno’), per indicare un fenomeno che sopraggiunge e si staglia nell’esperienza umana.

In effetti la notte è uno dei primi misteri con cui si dev’essere confrontato l’essere umano, un’oscurità ritmica della natura, scandita dal passaggio di sole e di luna. Ma per quanto vecchio, è un mistero intorno a cui continuiamo a ronzare — e la letteratura universale le ha dedicato passi stupendi, poesie sublimi. Dal frammento ‘notturno’ del poeta spartano Alcmane («Dormono le cime dei monti e le gole, / i picchi e i dirupi, /e le famiglie di animali [...]») ai versi di Virgilio (dove la notte è ambiguo luogo di riposo e di inquietudine) ed Orazio (per cui la notte è tempo di giuramenti e struggimenti d’amore), passando per il Pianto della notte di Tasso fino al romanticismo (dall’Elegia scritta in un cimitero campestre di Gray agli Inni alla notte di Novalis); e ancora la sera foscoliana, i versi struggenti più volte dedicati alla luna da Leopardi, il mistico della Sera fiesolana di D’Annunzio, e le vette straniate e moderniste del poeta novecentesco T.S. Eliot, in cui la stessa sera diventa un paziente eterizzato su di un tavolo.

È uno spazio altro capace di accogliere una miriade di significati simbolici che vanno oltre la mera oscurità, che scende sulla terra quando il sole tramonta e prima che risorga. È uno stato dell’anima, un segreto non ancora svelato, una dimensione onirica, lo spaziotempo in cui gli amanti si incontrano, gli assassini uccidono, i ladri rubano e i fuggiaschi si danno alla macchia.

Ma in usi particolarmente battuti, la notte incarna anche il concetto di sonno morale, di oscurità intellettuale, di vizio e di sopore che annienta la luce della conoscenza e l’orientamento ideale: quell’epoca fu davvero la notte della civiltà, quegli anni a Milano furono un po’ la notte oscura della mia vita, dopo la fine dolorosa di questa relazione sento che sul mio cuore è scesa la notte. Usi netti, e però anche dal nostro modesto punto di vista non possiamo che continuare a notare la ragione di Leopardi — anche in parole composte ‘notte’ forma immagini meravigliosamente poetiche, come nottilucente, nottivago, nittalopo, nottetempo, notturno, blu notte. Chi non ama ascoltare un notturno di Chopin seduto sul terrazzo mentre il crepuscolo lascia spazio all’oscurità fonda Oltretutto, come ci insegna Snoopy, le migliori storie iniziano sempre in ‘una notte buia e tempestosa’…!

Parola pubblicata il 16 Giugno 2024