Nottilucente
not-ti-lu-cèn-te
Significato Che splende di notte
Etimologia composto da notti- e lucente.
Parola pubblicata il 20 Ottobre 2020
not-ti-lu-cèn-te
Significato Che splende di notte
Etimologia composto da notti- e lucente.
Parola pubblicata il 20 Ottobre 2020
È il giorno stesso a risplendere, difficilmente notiamo qualcosa che splende nel giorno; invece il nottilucente ci racconta proprio qualcosa che splende di notte, nella notte.
Si tratta di un termine carismatico. Ha quel tratto vagamente romantico, ossianico, che ben caratterizza i riflessi di poesia notturna, in cui si contempla attraverso l’oscurità ciò che si fa notare di uno splendore discreto, circoscritto, che non allaga il buio. Punti di luce o poco più; parola buona per qualificare corpi celesti, per fuochi, lumi distinti che risaltano. Così possiamo parlare degli astri nottilucenti che trapuntano il cielo nero, delle finestre nottilucenti del borgo arroccato visto dall’altro colle, delle vie nottilucenti che mappano la città da lontano, delle fiamme nottilucenti dei falò.
Siamo davanti a una qualità che ha un fascino noto e comune, che esercita la suggestione di una meraviglia facile e condivisa, significata qui con precisione, immediatezza e semplicità — in una parola che per quanto poco usata, e certo ricercata, è del tutto trasparente per chiunque la colga.
Curiosamente, però, ha anche una sua precisione scientifica quando qualifica le nuvole. Quando il sole tramonta, vediamo un angolo d’ombra aprirsi rapidamente in altezza da rasente al suolo: è l’ombra della terra stessa che avvolge prima noi a valle mentre ancora le cime dei colli sono illuminate, e poi anche quelle. Ebbene, nubi particolari, specie in una fascia di latitudine elevata, più vicina ai circoli polari, compaiono pienamente illuminate al crepuscolo: tale è la loro altezza nella mesosfera che nel buio ormai generale restano ancora investite dai raggi del sole. Striature candide contro l’indaco del cielo, che all’orizzonte mostra le ultime sfumature del crepuscolo. La loro natura pare ancora oggetto di dibattito. Qui si vedono in una splendida foto di Matthias Süßen scattata sul Mar Baltico.
Si tratta di un termine relativamente recente, settecentesco, e per quanto la sua composizione sia chiara (notti- primo elemento, che colloca il secondo, lucente, nella notte), della sua origine si danno conti diversi. Ma è plausibile che si tratti una voce dotta modellata sul greco nychaygés (νυχαυγής), anche visto che si trova attestato per la prima volta — riferito alla luna — in un verso del grecista Anton Maria Salvini (che non ci è nuovo a trovate del genere). Resta un termine di magia rara.