Ostranenie (остранение)
Significato Straniamento, inteso quale processo narrativo
Etimologia voce russa.
Parola pubblicata il 17 Maggio 2016
Le parole intraducibili - con Carlotta Lancia
Con Carlotta Lancia, giovane laureata in Glottologia e Linguistica a "La Sapienza", un martedì ogni due vedremo il mito di una "parola intraducibile" - fra comparazione linguistica, bufale e significati sorprendenti.
Lo straniamento è quel celebre e comunissimo processo narrativo tramite cui l’abituale considerazione della realtà viene ribaltata da un punto di vista inconsueto. C’è straniamento quando il lettore o lo spettatore viene portato a parteggiare per il criminale presentato come personaggio positivo, quando la scena volgarissima fra buzzurri è descritta con toni ironicamente aulici, quando il personaggio tramite i cui occhi è vista una vicenda quotidiana è decisamente insolito (come avviene in ‘Cholstomér’ di Tolstoj, in cui la vita umana è osservata e giudicata da un cavallo, o in ‘Abbaiare stanca’ di Pennac, in cui il protagonista è un cane). Il fertilissimo effetto è disorientante e, appunto, straniante.
Come si può facilmente intuire dalla grafia, che usa l’alfabeto cirillico, la parola che analizziamo viene dal russo, lingua appartenente alla famiglia slava.
La caratteristica di queste lingue è di essere mutualmente intellegibili tra loro, così che un parlante ucraino è perfettamente in grado di interagire con uno russo. Eppure, c’è un comparto della lingua molto più soggetto a modificazioni: il lessico. Ed è nel lessico che si rintracciano più differenze tra le lingue slave. In particolare il russo ha subito moltissimo l’influsso della lingua francese, che era diventata la lingua della cultura usata dall’intellighenzia, tanto che, ad un certo momento, la classe dirigente non era più in grado di comunicare con il popolo perché parlavano rispettivamente solo francese e solo russo! Questo spiega la radice etimologica del termine, che trova la sua origine nel latino extraneus, ‘estraneo’.
Ora, la forma di questo sostantivo risulta molto simile alla sua traduzione italiana, sebbene il suo conio sia indubbiamente imputabile al narratore formalista russo Sklovskij, che nel 1917, nel suo manifesto L’arte come artificio, individuò con questo termine la tecnica narrativa che permetteva di vedere le cose non per come apparissero abitualmente, ma per come fossero veramente, sfruttando un punto di vista nuovo, fuori dalla normalità. La matrice del sostantivo russo sfrutta indubbiamente elementi latini, ma essendo il suo creatore madrelingua russo, il termine è da considerarsi russo a tutti gli effetti, pur non riuscendo ad individuare il processo esatto che ha portato alla sua formazione, come spesso accade con le parole d’autore.
Curiosa è certamente la coincidenza con l’italiano: l’etimologia tradizionale fa derivare ‘straniamento’ dal verbo ‘straniare’, ma probabilmente è da rivalutare come la riconduzione in forme note di un nuovo e intraducibile concetto compiutamente definito da una matrice russa. Dopotutto, in italiano, ‘straniamento’ compare più di dieci anni dopo la pubblicazione dell’opera di Sklovskij.