SignificatoDifensore in giudizio; santo protettore; sostenitore benemerito; nell’antica Roma, titolare del rapporto di patronato rispetto al cliente
Etimologia voce dotta recuperata dal latino patronus, derivato di pater ‘padre’.
Questa parola sembra proprio essere riuscita là dove il dottor Jekyll ha fallito.
Infatti oggi se pensiamo al patrono e ai suoi derivati ci vengono in mente immagini più che rassicuranti, di protezione serena e priva di doppi fini — addirittura famigliari, in un modo che ci pare conseguente al riferimento etimologico al padre.
La festa del patrono è quella intorno a cui si raduna il paese e il santo patrono è di bontà assoluta (oh, è santo), l’associazione di beneficienza è sostenuta dalla generosità di patroni e patrone, il patrocinio dato all’iniziativa è un’egida, un’ala stesa, e quello forense è una difesa in giudizio, e anche i patronati sindacali danno assistenza.
Non è sempre stato così. Il patrono ha avuto (e in effetti ha ancora) le sue ombre.
Nell’antica Roma esisteva un rapporto estremamente importante che si costituiva fra uomini liberi: quello patrono-cliente. Il cliente (cliens) si votava a un facoltoso patrono (patronus) garantendogli sostegno politico e onori in cambio di protezione e piccoli aiuti economici. Un tipo di rapporto di cui sono evidenti i lati oscuri, anche quando si paluda di beneficienza — e informalmente ha continuato a esistere (anzi è un tipo di rapporto che sarebbe importante essere in grado di riconoscere).
Il patrono, etimologicamente, è fratello gemello del padrone. Ha abbandonato sfumature evidenti di dominio, di pretesa: il patrono dà — e può avere onori, per questo, ma non allaccia un cappio su chi protegge, su chi sostiene.
Anche se, guardando meglio, conserva un peso sottile — non quello della paternità o della padronanza ma quello della paternalità. La sua era e resta una posizione superiore, concede e ammonisce, e in virtù delle sue elargizioni segna una via che deve essere seguita. Che sia santo patrono, patrono forense, o (specialmente) patrono finanziatore, il patrono, anche se non è padrone ed è ridente e compassionevole, si fa ascoltare, si fa ubbidire.
No, nemmeno il patrono riesce del tutto dove il dottor Jekyll ha fallito.
Questa parola sembra proprio essere riuscita là dove il dottor Jekyll ha fallito.
Infatti oggi se pensiamo al patrono e ai suoi derivati ci vengono in mente immagini più che rassicuranti, di protezione serena e priva di doppi fini — addirittura famigliari, in un modo che ci pare conseguente al riferimento etimologico al padre.
La festa del patrono è quella intorno a cui si raduna il paese e il santo patrono è di bontà assoluta (oh, è santo), l’associazione di beneficienza è sostenuta dalla generosità di patroni e patrone, il patrocinio dato all’iniziativa è un’egida, un’ala stesa, e quello forense è una difesa in giudizio, e anche i patronati sindacali danno assistenza.
Non è sempre stato così. Il patrono ha avuto (e in effetti ha ancora) le sue ombre.
Nell’antica Roma esisteva un rapporto estremamente importante che si costituiva fra uomini liberi: quello patrono-cliente. Il cliente (cliens) si votava a un facoltoso patrono (patronus) garantendogli sostegno politico e onori in cambio di protezione e piccoli aiuti economici. Un tipo di rapporto di cui sono evidenti i lati oscuri, anche quando si paluda di beneficienza — e informalmente ha continuato a esistere (anzi è un tipo di rapporto che sarebbe importante essere in grado di riconoscere).
Il patrono, etimologicamente, è fratello gemello del padrone. Ha abbandonato sfumature evidenti di dominio, di pretesa: il patrono dà — e può avere onori, per questo, ma non allaccia un cappio su chi protegge, su chi sostiene.
Anche se, guardando meglio, conserva un peso sottile — non quello della paternità o della padronanza ma quello della paternalità. La sua era e resta una posizione superiore, concede e ammonisce, e in virtù delle sue elargizioni segna una via che deve essere seguita. Che sia santo patrono, patrono forense, o (specialmente) patrono finanziatore, il patrono, anche se non è padrone ed è ridente e compassionevole, si fa ascoltare, si fa ubbidire.
No, nemmeno il patrono riesce del tutto dove il dottor Jekyll ha fallito.