Etimologia dal nome di Rodomonte, personaggio della letteratura epico-cavalleresca, presente ne “L’Orlando innamorato” di Boiardo e ne “L’Orlando furioso” di Ariosto.
Nei poemi di Boiardo e di Ariosto, Rodomonte non è propriamente un personaggio positivo: re di Sarza e Algeri, è fra i grandi nemici di Carlo Magno. Senza dubbio è un condottiero coraggioso, ma a prevalere sono i suoi caratteri di superbia, di litigiosità, di violenza , di rozzezza e di disprezzo degli altri. È sempre pronto ad imporsi con la forza, tanto da essere temutissimo anche fra le proprie file, è facile alla vanteria e alla rabbia. Anche lui (come molti personaggi di questi poemi) vive diverse sfortunate vicende d’amore, che però non valgono a renderlo più simpatico. Tant’è che finisce ucciso dal prode Ruggiero, che lui stesso aveva sfidato a duello, e muore bestemmiando.
Sicuramente, a dar vigore all’antonomasia secondo cui “rodomonte” vale per prepotente e spaccone, ha contribuito l’uso che ne fa Manzoni nel IV capitolo dei Promessi Sposi, dove presenta la splendida figura di padre Cristoforo (“il conte Muzio suo padre aveva saputo, in quella famosa congiuntura, far stare a dovere il marchese Stanislao, ch’era quel rodomonte che ognun sa”).
Oggi pare una parola difficile da usare - non essendo molti i contesti in cui può essere intesa immediatamente. Ma proprio per questo rimane cifra di un parlare forbito, raffinato, che rivela una cultura attenta.
Si potrà dire che ai tempi delle scuole medie, le rodomontate di un paio di compagni di classe rendevano le mattine un inferno; sfortunatamente ci si potrà trovare a ragionare con un rodomonte che non sopporta d’essere contraddetto; e l’incontro con un rodomonte in divisa può essere funesto.
Nei poemi di Boiardo e di Ariosto, Rodomonte non è propriamente un personaggio positivo: re di Sarza e Algeri, è fra i grandi nemici di Carlo Magno. Senza dubbio è un condottiero coraggioso, ma a prevalere sono i suoi caratteri di superbia, di litigiosità, di violenza , di rozzezza e di disprezzo degli altri. È sempre pronto ad imporsi con la forza, tanto da essere temutissimo anche fra le proprie file, è facile alla vanteria e alla rabbia. Anche lui (come molti personaggi di questi poemi) vive diverse sfortunate vicende d’amore, che però non valgono a renderlo più simpatico. Tant’è che finisce ucciso dal prode Ruggiero, che lui stesso aveva sfidato a duello, e muore bestemmiando.
Sicuramente, a dar vigore all’antonomasia secondo cui “rodomonte” vale per prepotente e spaccone, ha contribuito l’uso che ne fa Manzoni nel IV capitolo dei Promessi Sposi, dove presenta la splendida figura di padre Cristoforo (“il conte Muzio suo padre aveva saputo, in quella famosa congiuntura, far stare a dovere il marchese Stanislao, ch’era quel rodomonte che ognun sa”).
Oggi pare una parola difficile da usare - non essendo molti i contesti in cui può essere intesa immediatamente. Ma proprio per questo rimane cifra di un parlare forbito, raffinato, che rivela una cultura attenta.
Si potrà dire che ai tempi delle scuole medie, le rodomontate di un paio di compagni di classe rendevano le mattine un inferno; sfortunatamente ci si potrà trovare a ragionare con un rodomonte che non sopporta d’essere contraddetto; e l’incontro con un rodomonte in divisa può essere funesto.