Scacciapensieri
scac-cia-pen-siè-ri
Significato Piccolo idiofono a pizzico tipico della musica popolare, composto da un telaio in metallo con una lamella centrale che, messa in vibrazione, produce un suono con una coda dal caratteristico timbro ronzante
Etimologia composto formato da scacciare con pensiero.
Parola pubblicata il 12 Ottobre 2025
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Una parola come scacciapensieri non ha bisogno di spiegazioni; il suo significato è limpido e scacciare via i pensieri, soprattutto spiacevoli, è un vero sollievo.
Ma con scacciapensieri o spassapensiere di solito s’intende uno strumento musicale idiofono, conosciuto con una miriade di nomi. Rimanendo in ambito nostrano abbiamo per esempio grillone in toscano, marranzanu o mariòlu in siciliano, zìngara in calabrese, trumba e zampurra in sardo, biobò in vari dialetti fra cui l’emiliano-romagnolo, come confermano i versi musicati dal compositore bolognese Adriano Banchieri:
D’origine probabilmente orientale, lo scacciapensieri si diffuse quasi ovunque. Uno dei più antichi esemplari europei, risalente al XIV secolo, potrebbe essere quello rinvenuto tra le rovine del castello di Tannenberg, nell’attuale Polonia.
Scacciapensieri del XV sec., trovato vicino al castello Szczerba, in Bassa Slesia, conservato nel Museo Civico di Breslavia
Quanto alla varietà onomastica, ogni paese ha sviluppato un lessico ampio e variopinto e si calcola che in tutto il mondo siano state coniate più di mille parole per chiamare questo piccolo strumento. Ogni nome ne ha messo in rilievo caratteristiche diverse: il suono, la forma, la sua finalità sociale. Costruito da abili artigiani, presenta in qualche caso anche lievi modifiche organologiche.
Gli inglesi dicono jew's harp, senza una relazione apparente con il popolo ebraico; in fondo, anche noi chiamiamo granturco la pannocchia di mais che non è originaria della Turchia, ma del continente americano. Ancora in inglese è detto anche guimbard o trump, proprio come il nome dell’attuale presidente statunitense. Il riferimento è al suono dello strumento, una sorta di ronzio simile a quello del calabrone o a un vibrare rumoroso di aria…
In Galizia lo scacciapensieri è detto birimbao, arpa de boca, guimbarda o semplicemente trompa. In Francia lo chiamano guimbarde, trompe de Béarn; in Germania Brummeisen, Maultrommel e chi più ne ha più ne metta.
La sua presunta facilità d’uso e le sue note ronzanti hanno accompagnato i momenti di svago di carrettieri e di pastori solitari, oppure di persone forzatamente isolate, come i detenuti.
Sebbene lo scacciapensieri avesse una destinazione prevalentemente ‘rusticale’, alla stregua di pifferi e zampogne, nel Seicento Marin Mersenne lo descrisse accuratamente chiamandolo trompe, gronde o rebube, osservando: «questo strumento è usato dai lacchè e dalla gente di bassa condizione, ma ciò non impedisce che sia degno della considerazione dei migliori spiriti».
La sua forma è simile a una piccola lira di metallo, di solito in ferro o in acciaio, impugnata orizzontalmente. Il corpo è costituito da una ‘ciambella’ aperta che prosegue con due bracci paralleli; alla ciambella è attaccata una linguetta che passa tra i due bracci, libera di vibrare. Si suona appoggiando lo strumento sui denti e azionando la lamella con le dita.
Siamo stati abituati ad associarlo a picciotti e a mafiosi, e anche l’etimologia di marranzanu e mariolu sembra derivare, per metonimia, da appellativi di gente malavitosa: marrani e marioli. Invece l’innocente scacciapensieri possiede potenzialità superiori a quello che sembrerebbe a prima vista. Dalla Sicilia alla Norvegia, un bravo esecutore con un solo strumento riesce a suonare melodie con l’accompagnamento di un bordone ritmico, giocando con gli armonici naturali:
Lo scacciapensieri ha conosciuto momenti di gloria; nella seconda metà del Settecento Johann Georg Albrechtsberger compose il concerto per mandora, scacciapensieri e orchestra e quello per violino, viola, clavicembalo, scacciapensieri e continuo. Nel Novecento fu poi utilizzato dal compositore americano Charles Ives nella sua Holidays Symphony. Del resto, proprio in America lo scacciapensieri era apprezzato dai nativi quale oggetto di baratto, magari da sfoggiare appeso al collo.
Non è sorprendente come questo modesto manufatto sia riuscito a girare con tanto successo il mondo? Merito delle sue virtù musicali. Come sempre.