Tantalizzare

tan-ta-liz-zà-re

Significato Tormentare o stuzzicare qualcuno aguzzando in lui il desiderio per qualcosa che non può raggiungere

Etimologia derivato da Tantalo, personaggio della mitologia greca, con l’aggiunta del suffisso causativo -izzare.

Durante il suo viaggio agli inferi Ulisse fa la conoscenza dello sventurato Tantalo, costretto a soffrire per l’eternità la fame e la sete, pur essendo circondato da alberi da frutto e immerso in un lago; infatti, ogni volta che si china verso l’acqua o allunga la mano verso i frutti, entrambi si ritraggono (Odissea, XI).

Per la verità il buon Tantalo non era un personaggio molto raccomandabile; tra le altre cose pare che abbia servito per pranzo agli dei la carne del proprio figlio, solo per il gusto di vedere se se ne sarebbero accorti. Non si può quindi dire che la sua fosse una pena del tutto immeritata; tuttavia è di una crudeltà così sopraffina da essersi impressa nella nostra immaginazione a prescindere dalle sue cause.

Del resto è ancor oggi una forma di supplizio usualmente praticata nelle migliori famiglie. “Mi passi l’acqua?” chiede il malcapitato durante la cena. “Ma certo” risponde soave il torturatore, allungando la bottiglia per poi ritirarla giocondamente all’ultimo secondo. Il processo presenta esiti variabili, in base all’accanimento degli avversari e alla tenuta della bottiglia.

È logico pertanto che una lingua spiccia come l’inglese abbia pensato di condensare il concetto in un unico verbo, to tantalize, da cui anche l’aggettivo tantalizing. Due parole che, come spesso accade, hanno perso col tempo molta della loro terribilità. Non è neppure necessario che l’oggetto del desiderio sia davvero irraggiungibile: basta che la soddisfazione sia ritardata da un impedimento, come un passeggero scrupolo salutistico davanti a un pranzo da ghiottoni.

Oggi ‘tantalizzare’ sta prendendo piede anche in italiano, per via dell’influsso anglofono che ben conosciamo; ma in realtà questo colto forestierismo si finge più giovane di quanto non sia. Bazzica infatti nei nostri salotti fin dal 1700, in due varianti: tantalizzare e tantaleggiare, formati a partire dal medesimo suffisso latino (-idiare), rispettivamente per derivazione dotta e popolare.

Per questo forse nell’integrazione di Bergantini al Vocabolario della Crusca, del 1745, i due termini sono registrati come sinonimi; nei fatti però il loro significato è piuttosto diverso. -Izzare ha una valenza causativa: ‘polverizzare’ è ridurre qualcosa in polvere, ‘tantalizzare’ è rendere qualcuno come Tantalo. Al contrario -eggiare è proprio di verbi intransitivi che descrivono un modo di essere o di comportarsi (bamboleggiare, amoreggiare…); dunque ‘tantaleggiare’ significa gingillarsi con desideri che si sanno in partenza insoddisfabili.

Confermano questa differenza le prime attestazioni riportate dal Bergantini, tratte da due testi che più settecenteschi di così non potevano essere: Il gentiluomo istruito nella condotta d’una virtuosa e felice vitafamoso trattato inglese tradotto nel 1728 da un tale Morelli – e Il newtonianesimo per le dame, scritto da Francesco Algarotti dieci anni più tardi.

Il secondo in particolare si sofferma sul tantaleggiare dei filosofi nei confronti della verità sempre sfuggente, mentre il primo oppone al rigorismo ascetico di un predicatore l’obiezione d’una gentil dama: forse che Dio ha creato il mondo solo per tantalizzarci, proibendoci di trarne gusto?

Insomma ci troviamo di fronte a due parole gemelle, dotate ciascuna di un’anima propria ma generate dalla stessa figura mitica, tramite i buoni uffici della lingua inglese; ed entrambe hanno mosso i primi passi a tempo di minuetto, tra le fruscianti gonne di dame settecentesche.

Parola pubblicata il 10 Maggio 2021

Parole d'autore - con Lucia Masetti

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