> L'evoluzione delle parole

Mispa, dal Libro della Genesi ai cuori spezzati: il viaggio di una parola

C’è una parola contenuta nella Bibbia che ha subito una sorte quanto mai interessante: è diventata il nome che definisce una categoria intera di gioielli. Proprio così, gioielli. Ci sono di mezzo la morale vittoriana, un patto e due guerre mondiali.

Forse molti tra i lettori di Una parola al giorno avranno avuto modo di indossare, nel corso della loro vita, dei monili a forma di cuore e spezzati in due: pegni di fedeltà di coppia, di amicizia, in generale sono oggettini che vengono divisi tra i membri del ‘patto di alleanza’, come memento e come simbolo. Una metà di cuore d’argento a te e l’altra a me.

La severissima morale vittoriana

La storia di questo tipo di produzione gioielliera affonda le radici nel periodo vittoriano. Nella Gran Bretagna del XIX secoli, infatti, l’espressione dei sentimenti personali era frustrata dalla ligia morale dell’epoca e cercava canali paralleli per veicolare messaggi d’amore, di passione, di gelosia ma anche di disprezzo.

Fu così che si sviluppò il linguaggio dei fiori, arrivando a punte di raffinatezza tali che si poteva ‘scrivere’ un’intera lettera d’amore con un bel bouquet variopinto e ben studiato. Perfino il modo di ricevere il mazzo odoroso poteva esser portatore di un messaggio – dove si posava lo sguardo, con quale mano veniva accettato, su quale parte del petto veniva poggiato per annusarne la fragranza… ogni gesto aveva un significato preciso che doveva essere decodificato dalla persona che portava l’omaggio floreale.

Anche la gioielleria divenne un modo per esprimere moti dell’animo estremi e invincibili, come l’amore imperituro e la promessa di fedeltà eterna. Quando il patto suggellato sull’altare era lontano e quasi impossibile per motivi sociali o di censo, la lealtà e l’amore erano promessi tramite ciondoli sui quali veniva incisa una parola tratta dal Primo Testamento, Mizpah, che nella Bibbia di Gerusalemme in traduzione italiana è riportata come Mispa.

In realtà non c’è proprio niente di romantico

Eppure, la vicenda biblica da cui è tratta questa parola non ha assolutamente nulla di romantico. Siamo nella Genesi, nel capitolo 31: Giacobbe ha trascorso presso Labano, suo zio e suocero, ben vent’anni, occupandosi delle greggi, centuplicando i capi di bestiame, vedendosi cambiare dieci volte il salario, e tutto questo per poter pagare il ‘prezzo’ delle due mogli. Lia e Rebecca, le due mogli di Giacobbe, sono infatti le figlie di Labano. Dalle due spose-cugine egli avrà la sua numerosa progenie (senza dimenticare però le due schiave Bila e Zilpa, anch’esse madri di alcuni dei dodici figli).

Ebbene, dopo tanti anni di duro lavoro, Labano non vuole lasciar tornare Giacobbe presso la casa di suo padre con le mogli, i figli e i propri capi di bestiame. Giacobbe decide dunque di fuggire, prende armi e bagagli e se ne va alla volta della terra di Canaan. Ma Labano, avvertito, prende anch’egli armi e bagagli e lo insegue per sette giorni di cammino, fin sulle montagne di Gàlaad (l’attuale Jal’ad in Giordania).

Dopo aver discusso animatamente ed aver proceduto anche ad una vera e propria perquisizione della carovana dei fuggitivi, Labano si decide a stringere un patto con Giacobbe: erigono un mucchio di pietre sul quale mangiano insieme e poi

Làbano disse: ‘Questo mucchio è oggi un testimone tra me e te’; per questo lo chiamò Gal-Ed e anche Mispa, perché disse: ‘Il Signore starà di vedetta tra me e te, quando noi non ci vedremo più l’un l’altro. […] sappi che non un uomo è con noi, ma Dio è testimone tra te e me. […] Questo mucchio è testimone e questa stele è testimone […].

Un po’ di etimologia…

Gal-Ed vuol dire infatti ‘mucchio della testimonianza’, e Mispa, o Mizpah, invece, ‘vedetta, torre di guardia’, sebbene il suo significato letterale sia ‘luogo di copertura’. Deriva dal sostantivo mizpeh, a sua volta dal verbo sapa, cioè coprire, perché da una torre di vedetta si è sopraelevati ed è dunque possibile coprire grandi distanze con lo sguardo e stanare i nemici più facilmente che stando a terra. La famiglia semantica che nasce dal verbo sapa include le parole tappeto, coperta, posto di guardia, ma anche placcatura (per restare in tema d’oro e di gioielli).

Labano chiama Mispa il luogo in cui stringe il patto con Giacobbe perché, essendo Dio il testimone del loro accordo, Egli si trova proprio su quel mucchio di pietre che hanno eretto, come su di una torre di guardia, a controllare che, nel tempo e nello spazio, i due tengano fede all’accordo di cui è stato testimone. Mispa, o Mizpeh, ricorre poi in altri punti della Bibbia, non più come semplice torre di guardia, ma come toponimo tout court.

… e un po’ di storia della gioielleria.

Tanto è forte la connotazione di Mispa come luogo da cui si controlla che venga tenuta fede al giuramento, che nella cultura vittoriana (e più in generale anglo-protestante) la parola ha perso il significato originario di ‘torre di vedetta’ per divenire invece sinonimo di fedeltà e amore eterno: con un salto semantico, il mucchietto di sassi è diventato la promessa scambiata davanti a Dio tra due innamorati che il destino sta tenendo lontani, separati dolorosamente.

Ecco, dunque, che tra il 1850 e il 1880 si ha una produzione industriale di gioielleria con l’incisione Mizpah: medagliette, ciondoli a forma di cuore, collane apribili dentro cui si può mettere una ciocca di capelli dell’amata o dell’amato… Vi sono tutt’ora in circolazione presso gli antiquari americani e britannici una grande abbondanza di gingilli Mizpah in argento (più a buon mercato e alla portata di tutti). Più rari, e quindi più preziosi e interessanti, i gioielli di questo tipo in oro e diamanti o altre pietre preziose (e anche sul linguaggio segreto delle pietre preziose i vittoriani si sono sbizzarriti…).

La moda Mizpah scemò col tramontare del secolo XIX, per poi ritornare in auge con il disastroso avvento delle due guerre mondiali, che divisero tante famiglie e tante coppie. Negli anni ’90 del secolo scorso ci fu una nuova ondata di cuori spezzati a metà, non solo nei paesi anglofoni e protestanti, ma anche in Italia, sebbene nel nostro paese la moda li abbia introdotti privi dell’incisione Mizpah.


In ultimo va segnalato che non è raro trovare cimiteri anglo-protestanti chiamati appunto ‘Mizpah cemetery’ e che sovente le steli funerarie stesse recano questa iscrizione. Buffo pensare che tutte quelle persone sepolte si trovano in realtà… sulla torre di guardia.

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