Bollato

bol-là-to

Significato Contrassegnato, specie con marchio disonorevole

Etimologia dal latino medievale: bullare contrassegnare con la bulla, sigillo pendente simile a una medaglia, che in antichità indicava un monile di forma rotonda che i giovani romani portavano al collo - ricollegandosi alla bolla come oggetto sferico.

L’etimo ci racconta in uno scorcio l’incredibile destino che questa parola ha avuto, i suoi passaggi che l’hanno portata dalla quotidianità di una forma sferica alle più alte statuizioni politiche.

Se fra vanità o moda e superstizione o religione, il medaglione della [bulla] veniva dapprima portato come amuleto o come ornamento, la necessità di apporre stemmi e sigilli ai documenti ufficiali per garantirne l’originalità e per marcare la dignità del promittente ha fatto sì che passasse proprio ad indicare, quasi per antonomasia, il simbolo custode della solennità e del valore dell’atto scritto a cui veniva apposto.

Nella pratica consisteva di un sigillo di piombo o d’oro legato al documento (appositamente forato) con una cordicella o un nastro.

Così erano - e in occasioni particolarmente formali sono - le bolle più famose che conosciamo, quelle papali, sia che fossero decreti sia che fossero lettere (come le encicliche).

Con il “bollato” tale solennità si è estesa, individuando un giudizio fortissimo e quindi un contrassegno morale che può essere apposto su qualcuno o qualcosa - in particolare, in negativo: si potrà bollare una persona come razzista, si potrà bollare un saggio come retrivo, capzioso e irrilevante, si potrà bollare un politico come mafioso.

Strano che il significato sia in sostanza negativo? Forse, ma non credo che storicamente le bulle imperiali e pontificie siano mai state tanto serene e accomodanti. Quando il potere parla formalmente, lo fa per tuonare.

Parola pubblicata il 09 Marzo 2012