Canone

cà-no-ne

Significato Regola; modello; somma di denaro da versare periodicamente; composizione musicale in cui più voci si imitano

Etimologia dal greco: kanon bastone, da kanna canna, indicando il regolo usato dagli artigiani nel loro lavoro.

Si tratta di una parola magnifica. Dall’umiltà del fine lavoro artigiano e dalla sua regola composta di attente misure, scaturisce attraverso i secoli una parola che arriva a toccare le più auliche sfere della lingua, dalla religione, all’arte, al diritto.

Se infatti il canone invale ad indicare fin dalla prima epoca cristiana la norma religiosa, presto si allarga a significare anche il regolare (!) tributo in denaro o in natura dovuto ai vari regnanti - da cui gli odierni canoni d’affitto, televisivi e via dicendo. Fra regole e modelli il passo è breve, tanto quanto fra artigianato ed arte, e così il canone diventa anche l’insieme di proporzioni, caratteri e stili artistici propri di una certa scuola, corrente od epoca. E se il significato può essere generalizzato a tutto ciò che ha un’anima di regole - canoni grammaticali, morali, estetici - può anche diventare particolarissimo, indicando un preciso tipo di componimento musicale nato nel XV secolo fatto tutto di contrappunti e voci che si imitano (celebre il Canone di Pachelbel), componimento che indoviniamo necessiti di misurazioni di precisione e complessità matematica.

Insomma, è una parola che nella sua storia si mostra proteiforme come i più complessi fuochi d’artificio, ma mantenendo sempre alla base quell’immagine ancestrale, archetipica, del paziente artigiano che nel silenzio della concentrazione osserva e misura i pezzi sciolti che nel suo lavoro assemblerà e modellerà in un’armonia.

Parola pubblicata il 25 Gennaio 2013