Angheria

an-ghe-rì-a

Significato Sopruso, prepotenza

Etimologia dal latino: angaria lavoro ingrato e gratuito; dal greco: aggaros messaggero dell’imperatore persiano che aveva il potere di imporre tributi e prestazioni di servizi.

Si tratta di una bella parola, che è stata impiegata in tutta l’antichità fino al medioevo per indicare tipi variegati di tributi.

L’[aggaros] persiano aveva la delega sovrana all’imposizione di certe tasse o di certi lavori nell’interesse dell’Impero - ce lo vedete?, con fruscianti pantaloni di bisso viola cavalcare dalla Battriana all’Anatolia di città in città declamando le volontà imperiali nello sconcerto generale; nell’antica Roma l’[angaria] consisteva invece principalmente in prestazioni di trasporto gratuito imposte ai soldati o agli abitanti delle province - sempre nell’interesse statale. Caduto l’Impero romano, in età feudale l’[angaria] rimase un’imposizione orbitante nella sfera dell’arbitrio personale del feudatario: dall’interesse pubblico si spostò all’interesse privato - e visto che i feudatari, per eccellenza, non sono tipi particolarmente attenti al sociale né esageratamente ponderati e altruisti nell’esercizio del potere che è loro attribuito, l’angheria è diventata tout-court un sopruso, una vessazione, una prepotenza.

La dimensione dell’interesse personale impronta in maniera fondamentale questa parola, e ce la chiarisce come un’imposizione bassa, gretta, orba di fini più alti: una tassazione posta per creare un’opera importante per la comunità, per quanto onerosa, non si configurerà come angheria; quelle del bullo che ruba i soldi della merenda al ragazzino più debole, sì.

Da un punto di vista linguistico, notiamo come il verbo relativo, “angariare”, e l’aggettivo “angarico” siano praticamente morti.

Parola pubblicata il 19 Maggio 2013