Demolizione
Parole terremotate, parole rinnovate
de-mo-li-zió-ne
Significato Distruzione di una costruzione
Etimologia dal latino: demolitio, da demolire, composto da de che indica senso contrario e moliri muovere, costruire - da moles massa, peso.
Parola pubblicata il 24 Maggio 2013
Parole terremotate, parole rinnovate - con Associazione LaCà
Con l'associazione culturale LaCà, nata dopo il sisma in Emilia, cerchiamo di capire come alcune parole si sono trasformate dopo il terremoto e come si possono rinnovare.
La demolizione è una distruzione che ha dei connotati molto netti.
Innanzitutto avviene secondo una volontà, è un gesto portato avanti da un’intenzione. Non necessariamente l’intenzione deve essere quella di distruggere, ma il movimento-che-demolisce deve essere personale. Quindi demoliscono sia l’addetto alla ruspa sia Godzilla che passeggia in città; più difficilmente, fuor di poesia, sarà il tempo a demolire qualcosa: il tempo non ha braccia né intenzioni. In secondo luogo ciò che viene demolito dovrebbe essere qualcosa di artificiale: si demoliscono edifici, navi - e solo di rado diremmo che vengono demoliti monti o foreste. Infine, la demolizione si attaglia a oggetti di grandi dimensioni, o che comunque per forma li ricordano: si può demolire il grattacielo così come un rispettabile casotto per gli attrezzi, dovrà essere demolita la petroliera così come le onde demoliranno i castelli di sabbia o il vento quelli di carta (sono piccini, ma pur sempre castelli). Non si demoliranno invece tricicli, penne stilografiche, casette per uccelli - o quantomeno, parlare di demolizione in questi casi, ci trasmetterebbe un grande sforzo, sproporzionato alla grandezza dell’oggetto destruendo, no?
Il movimento che ci fa sentire questa parola è infatti uno sforzo intenso, quello che non fa solo contrarre i muscoli delle braccia, ma che tende tutta la schiena: la demolizione sposta gigantesche moli di materia. Notiamo che però questa può essere tanto fisica quanto intellettuale; quindi si potrà certamente demolire la preziosa penna ereditata da un avo staccando l’oro dalla resina, poiché è un oggetto di alta statura ideale, di valore massiccio; durante una discussione si può puntare a demolire un’idea o una percezione, proprio come se con un piano di tentativi successivi si cercasse di abbattere un palazzo con l’esplosivo; e sulla spiaggia ci si potrà stendere all’ombra della nave arenata decenni fa, rossa di ruggine e verde di alghe, ricovero di gabbiani e crostacei, che nessuno ormai pensa più a demolire.
Demolire è come dare il colpo di grazia a un edificio ormai compromesso. Una sorta di eutanasia che non a caso diventa problema etico, quando in gioco sono edifici storici e secolari. Demolire o recuperare. È un dilemma che si pone anche nelle storie di vita personali. E - come in queste - la scelta peggiore sarebbe quella di non decidere, delegando al tempo le responsabilità che non vogliamo assumerci.