Mezzorado
mez-zo-rà-do
Significato Preparazione di latte ovino cagliato tipica della Sardegna e nota anche con altri nomi
Etimologia versione del professor Levi, padre di Natalia Ginzburg, del mizzuraddu, sorta di yogurt sardo, parola di probabile origine protosarda.
- «Il mezzorado non è 'venuto'!»
Parola pubblicata il 11 Dicembre 2022
Cibo e parole. Un connubio notevole, che mostra le radici più intime e vere di una civiltà e, in scala minore, di una comunità o di una famiglia. Nel caso della famiglia Levi, raccontata nel romanzo “Lessico famigliare” da Natalia Ginzburg, il modo in cui vengono chiamati i cibi è una sorta di traccia lessicale delle peregrinazioni compiute in giro per l’Italia dai suoi componenti. Ci sono le torinesi mele carpandue, assai amate dalla madre Lidia Tanzi, c’è il ‘dolce di Gressoney’, così chiamato perché la bistrattata cuoca Natalina ha imparato a fare quando la famiglia stava a Gressoney, dove il professor Levi amava andare a ‘skiare’. E poi c’è il mezzorado, un cardine su cui si imperniava l’alimentazione del professore, fra i primi fondamenti della sua giornata. Si legge infatti che:
Questa sorta di yogurt tradizionale sardo, chiamato mizzuraddu, ma anche, con variazioni sul tema sempre di probabile matrice protosarda, miciuratu, mizzulattu, o gioddu, è a base di latte ovino fermentato ed è difficile da ‘far venire bene’. E il professor Levi se ne lamentava spesso:
Natalia Ginzburg ci restituisce, oltre che un estratto delle quotidiane sfuriate paterne, anche un’immagine vivida attraverso cui percepire quanto il cibo, in tempi ben più difficili dei nostri (e non troppo lontani), fosse trattato con rispetto, finanche venerazione. Addirittura, si portava la ‘madre’ in vacanza e se ne parlava come fosse stato un membro della famiglia. Una connessione non peregrina, quella tra madre e cibo, che coinvolge tanto le madri mammifere quanto quelle fungine.