Princisbecco

prin-ci-sbéc-co

Significato Lega di rame, zinco e stagno che d’aspetto è simile all’oro

Etimologia dal nome del suo inventore, l’orologiaio inglese Christopher Pinchbeck, vissuto fra il 1670 e il 1732.

È una parola dal suono bello e buffo: il princisbecco è una lega, che in passato ebbe gran successo, di aspetto molto simile all’oro, usata quindi per decorazioni povere ma appariscenti o per truffe. È esilarante come anche in questo caso il nome dell’inventore sia stato storpiato per renderlo più eufonico - un po’ come nel caso del cavaliere di ventura John Hawkwood, che Paolo Uccello dipinse in un affresco funebre conservato nel duomo di Firenze, e universalmente noto come Giovanni Acuto.

Certamente è una parola desueta, e oggi se pensiamo a qualcosa di pretenzioso e di poco valore non pensiamo al princisbecco - ma l’immagine di falsità che si è scavata nella nostra cultura la rende una parola alta. Si potrebbe parlare di un sapere di princisbecco davanti a qualcuno che ripete molte nozioni senza aver compreso nulla di quel che dice; si potrebbe parlare di un regalo di princisbecco davanti a un dono offerto platealmente e poi negato in privato; e per esprimere grande stupore si dirà che si è rimasti di princisbecco - così come quando scopri che quello che credevi oro in realtà è paccottiglia.

In quest’ultimo senso lo troviamo usato in Pinocchio, quando il burattino, nel paese dell’Acchiappacitrulli, denuncia per furto il Gatto e la Volpe e invece viene condannato lui: “Il burattino, sentendosi dare questa sentenza fra capo e collo, rimase di princisbecco e voleva protestare: ma i giandarmi, a scanso di perditempi inutili, gli tapparono la bocca e lo condussero in gattabuia.”

Parola pubblicata il 10 Aprile 2013