Soave
so-à-ve
Significato Dolce, piacevole, grato
Etimologia dal latino suavis ‘piacevole, dolce’.
Parola pubblicata il 04 Febbraio 2021
so-à-ve
Significato Dolce, piacevole, grato
Etimologia dal latino suavis ‘piacevole, dolce’.
Parola pubblicata il 04 Febbraio 2021
Che impressione abbiamo se qualcuno loda un canto dicendolo soave? O se loda noi per il profumo soave che viene dalla cucina, o dal bicchiere che serviamo? Se ci viene detto che è soave la voce con cui facciamo un augurio o un apprezzamento? Forse, di un’affettazione un po’ antiquata – ma non è un’impressione semplice.
In effetti, ‘soave’ è una parola che per essere usata richiede un certo coraggio. Veicola un bouquet di significati schiettamente positivi in maniera diretta e aperta, in un’alchimia che unisce un certo tipo di rétro e un certo tipo di intensità di significato, perfino esagerata – e può lasciare perplessi.
Anche perché il soave, pur parlando ai sensi, non è fondato su una piacevolezza concreta, distinguibile, come invece il dolce, l’armonioso, il delicato; anche per questo vive in una dimensione particolarmente soggettiva. Inoltre, non è nemmeno compassato come il grazioso, il gradevole, l’amabile. Il soave ha un’intensità forte, ultima, che sbocca nella calma.
Insomma, descrive un grato, un piacevole di grande luminosità, abbacinante, sereno – ma in cui, proprio per questo, si fa fatica a distinguere qualcosa. C’è quasi una screziatura di pacifica trascendenza, nel soave.
Non si può dire che sia una parola desueta, ma sicuramente è molto meno usata che in passato: anche se il suo è un sapore che oggi ci può stuccare, affolla tutta la nostra letteratura (peraltro la prima attestazione, duecentesca, viene fatta risalire a Bondie Dietaiuti, supposto amante di Brunetto Latini, maestro di Dante). Ma il suo essere meno battuta può rivelarsi un ulteriore punto di forza, che la impreziosisce.
Il soave è ancora oggi a casa sua, senza sbavature, in un empireo di dolcezza elettissima: nella soavità dei ricordi lontani della cucina della nonna, delle parole soavi del babbo, nel canto soave dei figli intenti in altro, nell’odore soave del glicine, negli sguardi soavi che si amano. Non male, come esagerazioni.
Senza contare gli usi ironici in cui è felicemente corrente – il soave allarme lanciato dai cani a ogni muover di foglia, la soave compagnia del traffico che romba nella piazza, le soavi notizie promesse dalla postina che ci deve far firmare la raccomandata. Una parola di ricchezza magnifica.