Afro
à-fro
Significato Che ha sapore acre
Etimologia dalla voce gotica ricostruita come aifrs ‘orrido, aspro’.
Parola pubblicata il 06 Aprile 2025
à-fro
Significato Che ha sapore acre
Etimologia dalla voce gotica ricostruita come aifrs ‘orrido, aspro’.
Parola pubblicata il 06 Aprile 2025
Senz’altro è una parola letteraria, appartenente a un registro elevato — anche se… se la dicessimo semplicemente antica non avremmo tutti i torti. Ma come vedremo resta accessibile a ritroso, e una parola elevata qui dove insiste può essere incisiva e tornare proprio comoda.
Siamo nella sfera di sapori e odori pungenti. È il regno dell’aspro — che differenziamo in una quantità di parole, distinte per l’impressione che fanno, oltre che per la diversità della sensazione che individuano.
Pensiamo alla sensazione trasparente dell’acido, e a quella invece molto più coperta e ampia del forte, a quella dell’acerbo, così legata all’esperienza della frutta precoce, a quella fine e composta del pungente, a quella ragionata e chiara dell’acre, a quella pensosa o culinaria dell’agro.
L’afro, per quanto abbia qualche apparente somiglianza con il casato di parole che ha qui i suoi possedimenti ed è stirpe indoeuropea della radice ricostruita come ak-, l’acuto, ha origine nel ceppo germanico, da una voce protogermanica ricostruita come aibra, che è l’aspro, il duro, ma anche l’orrido: un concetto di disgusto ben tornito. Da noi si suppone sia giunta col gotico, nella tarda antichità: la parola ricostruita come aifrs vale proprio ‘orrido, aspro’, e curiosamente in italiano volge la sua piega tutta in uno spazio organolettico, relativa a percezioni dei sensi, specie il gusto.
Invece sembra da escludere che il riferimento originario sia il latino afrus nel senso di ‘africano’, in riferimento poco generoso al gusto dei vini del Nordafrica.
Posso parlare della mia spiccata predilezione per le susine afre, che lascia tutti perplessi; posso declinare con gentilezza l’offerta di un’insalata afra piena di erbe di lunga vita; posso parlare del vino afro a cui non gioverebbe comunque qualche anno d’invecchiamento. Sentiamo il potere di questa parola: si fa intendere, ma pone la sensazione — che pizzica, stringe, allappa — a una certa distanza. Non la dipinge in maniera troppo didascalica, non la spiattella, e anzi la considera serenamente, senza che sia per forza repellente.
Una sorte diversa rispetto a un suo derivato che è sempre ricercato ma sicuramente più corrente: l’afrore. Questo si è attestato, per uso stretto, sull’odore di sudore, che certo può essere afro — e anzi ci aiuta a decifrare con immediatezza l’afro.
Insomma, questo aggettivo (peraltro con una certa fortuna nei dialetti) ci dà quello che tante parole desuete ci danno: una sfumatura, un tono, una possibilità di pensiero in più.