SignificatoCassa di legno con coperchio, forziere; sarcofago monumentale; parte bassa del pozzo in cui si raccoglie l’acqua
Etimologia dal latino arca, derivato di arcére ‘tener lontano, proteggere’, ma anche ‘contenere’.
Ma quella di Noè? Come si colloca in questo quadro di significati l’arca di Noè, visto che attualmente assorbe la maggior frequenza d’uso di questa parola? Sì, senza arca di Noè ‘arca’ sarebbe una parola piuttosto desueta.
Ebbene, l’arca nasce come antico mobile di casa. L’etimologia ci racconta con grazia calorosa e domestica (inusitata per il nome di un mobile) di una cassa fatta ovviamente per contenere, ma per un contenere che è un proteggere, un difendere, uno scacciare. Una cassa dotata di coperchio ribaltabile: forse oggi non è un elemento di arredo più così consueto (all’Ikea lo vendono Årka?), ma è difficile che non ce ne sia una in soffitta. E un elemento del genere, tanto presente e suggestivo, ha invitato usi estesi.
Per eccellenza già l’arca latina prende i tratti del forziere, dello scrigno - addirittura era la cassa pubblica, il tesoro pubblico. Insomma, non solo vestiti, nell’arca; anzi se pensiamo all’aggettivo ‘arcano’, che di qui nasce, ci vengono all’immaginazione inaccessibili oggetti di potere, misteriesoterici.
In passi ulteriori l’arca diventa il sarcofago e la cisterna - significati che poco cambiati si trovano anche nell’arca italiana, sia quale sarcofago monumentale, sia quale parte bassa del pozzo in cui si raccoglie l’acqua: l’idea è sempre quella di un contenitore che conserva.
Arrivando alla Bibbia, non ci stupisce quindi il nome dell’arca dell’Alleanza, arca al cui interno si dice fossero conservate le Tavole della Legge: era giusto un finissimo forziere che conteneva il più prezioso dei tesori. forse l’arca di Noè porta questo nome perché, secondo la narrazione del Diluvio, è servita a conservare la diversità della vita, con le famose coppie di tutti gli animali? No.
In questo caso la spiegazione è più prosaica e simpatica: sia il racconto biblico sia le sue controverse interpretazioni convergono verso la figura di un cassettone. L’arca di Noè non è un’espressione che vuole significare la nave di Noè, ma proprio lo scatolone, la cassapanca di Noè - per quanto lunga trecento cubiti eccetera eccetera. Si tratta sempre di traduzioni vessate, ma alcuni fra i dizionari più eruditi chiosano che l’originale ebraico tēbah si attagliava anche alla cesta dentro cui Mosè fu affidato alle acque - il che davvero non ci porta lontano dal cassettone.
Ma resta una parola dal gusto solenne, perfino magico; ed è bello poterla usare anche per la dignità dei nostri arredi.
Ma quella di Noè? Come si colloca in questo quadro di significati l’arca di Noè, visto che attualmente assorbe la maggior frequenza d’uso di questa parola? Sì, senza arca di Noè ‘arca’ sarebbe una parola piuttosto desueta.
Ebbene, l’arca nasce come antico mobile di casa. L’etimologia ci racconta con grazia calorosa e domestica (inusitata per il nome di un mobile) di una cassa fatta ovviamente per contenere, ma per un contenere che è un proteggere, un difendere, uno scacciare. Una cassa dotata di coperchio ribaltabile: forse oggi non è un elemento di arredo più così consueto (all’Ikea lo vendono Årka?), ma è difficile che non ce ne sia una in soffitta. E un elemento del genere, tanto presente e suggestivo, ha invitato usi estesi.
Per eccellenza già l’arca latina prende i tratti del forziere, dello scrigno - addirittura era la cassa pubblica, il tesoro pubblico. Insomma, non solo vestiti, nell’arca; anzi se pensiamo all’aggettivo ‘arcano’, che di qui nasce, ci vengono all’immaginazione inaccessibili oggetti di potere, misteri esoterici.
In passi ulteriori l’arca diventa il sarcofago e la cisterna - significati che poco cambiati si trovano anche nell’arca italiana, sia quale sarcofago monumentale, sia quale parte bassa del pozzo in cui si raccoglie l’acqua: l’idea è sempre quella di un contenitore che conserva.
Arrivando alla Bibbia, non ci stupisce quindi il nome dell’arca dell’Alleanza, arca al cui interno si dice fossero conservate le Tavole della Legge: era giusto un finissimo forziere che conteneva il più prezioso dei tesori. forse l’arca di Noè porta questo nome perché, secondo la narrazione del Diluvio, è servita a conservare la diversità della vita, con le famose coppie di tutti gli animali? No.
In questo caso la spiegazione è più prosaica e simpatica: sia il racconto biblico sia le sue controverse interpretazioni convergono verso la figura di un cassettone. L’arca di Noè non è un’espressione che vuole significare la nave di Noè, ma proprio lo scatolone, la cassapanca di Noè - per quanto lunga trecento cubiti eccetera eccetera. Si tratta sempre di traduzioni vessate, ma alcuni fra i dizionari più eruditi chiosano che l’originale ebraico tēbah si attagliava anche alla cesta dentro cui Mosè fu affidato alle acque - il che davvero non ci porta lontano dal cassettone.
Ma resta una parola dal gusto solenne, perfino magico; ed è bello poterla usare anche per la dignità dei nostri arredi.