Clessidra

cles-sì-dra

Significato Tipo di orologio costituito da due recipienti di vetro sovrapposti, in comunicazione fra loro tramite un passaggio stretto, attraverso cui scorrono in modo lento e continuo sabbia o acqua, dando la misura del tempo trascorso

Etimologia attraverso il francese clepsydre, dal latino clepsydra, dal greco klepsýdra ‘orologio ad acqua’, composto di klépto ‘rubare’ e hýdor ‘acqua’.

Il fatto che il nome della clessidra significhi alla lettera ‘ruba-acqua’ può perplimere. Ma c’è molto altro di strano, nell’esperienza del nome e dell’uso di questo strumento per misurare il tempo.

Anche se oggi le compriamo per pochi soldi, è chiaro che la clessidra sia uno strumento che richiede un sofisticato apparato tecnologico, per essere prodotto. Due recipienti di vetro, collegati per uno stretto passaggio… roba raffinata. E in effetti le clessidre che conosciamo noi sono un’invenzione antica, ma non remota — probabilmente alessandrina. Sono l’evoluzione delle clessidre originarie: dispositivi che misuravano il tempo col flusso costante di acqua fra recipienti, in uscita o in entrata. Per intenderci, in una versione semplice la clessidra poteva essere un vaso forato da cui l’acqua passava in un altro vaso in un tempo noto. Questa roba invece sì, è di uso remoto: per via delle variazioni di velocità del flusso non offre una misurazione precisa, ma ha il pregio interessante d’essere semplice e di infischiarsene dell’astronomia, per misurare il tempo. Perciò la clessidra è una ruba-acqua: funziona con quella che pare una sottrazione.

Come si può immaginare, nella storia dell’uso della clessidra c’è un buco di parecchi secoli. Il suo nome viene recuperato e adattato nel Rinascimento, e parlando di clessidre antiche. Anche se c’era un ambito in cui l’uso fu riscoperto prima: le clessidre marine erano praticamente l’unico modo di misurare il tempo in nave, anche se un po’ alla grossa. E furono queste, per chiari motivi legati alla navigazione, a mostrare i vantaggi di un contenuto granulare anziché liquido. Via via si raffinarono, e rimasero relativamente più economiche degli orologi meccanici per un sacco di tempo.

In questi secoli il nome della clessidra si associa al tempo in una maniera unica. Non sono pochi gli strumenti per misurare il tempo, l’umanità si è sempre ingegnata, e però la clessidra ha una potenza iconica unica. Col suo inesorabile filo di sabbia precipite mostra il mucchio del tempo che è trascorso e quello del tempo che rimane — sempre meno. E non torna indietro, non fa il giro, non sparisce. Nessun orologio meccanico, meridiana, candela riesce a proiettare qualcosa di paragonabile, a impressionarci altrettanto. E questo si nota in modo evidente nell’uso metaforico.

Se parlo dell’orologio della vita, ecco che ore e stagioni si avvicendano sul quadrante: per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo. Ma se parlo della clessidra della vita…? Ecco l’impatto del tempo che non torna, dell’occasione sola, del coacervo del passato.
Non è solo per semplicità che la clessidra scandisce i tempi dei giochi da tavolo; e il suo profilo, simmetrico ed elegante, diventa simbolo del tempo stesso — che ci viene mostrato anche quando dobbiamo aspettare che il computer concluda il processo più sofisticato.

Tanto iconica è la clessidra che resiste da sempre all’obsolescenza. Non è lo strumento più preciso ed efficiente, nel fare quello che fa. È solo il più bello. Quello che ci parla di più del senso unico del tempo.

Parola pubblicata il 24 Febbraio 2025