Meridiano
Parole della scienza classica
me-ri-dià-no
Significato Relativo al mezzogiorno; arco immaginario che congiunge il polo nord al polo sud terrestri; in astronomia, il meridiano locale è l’arco immaginario della sfera celeste che congiunge i poli nord e sud celesti passando per lo zenit
Etimologia voce dotta recuperata dal latino meridianus, derivato di merìdies, ‘mezzogiorno’.
- «Il cielo splende della luce meridiana.»
- «Stiamo attraversando il meridiano di Greenwich.»
Parola pubblicata il 12 Maggio 2023
Parole della scienza classica - con Aldo Cavini Benedetti
La lingua è costellata di termini che parlano della scienza antica e classica, e dei suoi protagonisti. Con Aldo Cavini Benedetti, un venerdì su due recupereremo la loro splendida complessità.
Come aggettivo, meridiano si riferisce ad un certo lasso di tempo a cavallo del mezzogiorno, o al mezzogiorno in sé (pensiamo alle ore meridiane); nello stesso filone si trovano anche gli aggettivi antimeridiano e pomeridiano per indicare le ore precedenti o successive al mezzogiorno. Dato questo riferimento luminoso, in poesia e in letteratura si estende a indicare in genere il chiaro e l’ardente, così possiamo parlare delle lampade meridiane della veranda, o di un esempio meridiano di virtù.
Come sostantivo, il meridiano assume vari significati in geografia, astronomia e geometria, che possono sembrare più ostici. Per quanto riguarda la Terra, ogni arco ottenibile dall’intersezione della sua superficie con un piano che passi per i poli nord e sud è detto proprio meridiano, perché in un dato momento il Sole si trova al suo apice (quindi è mezzogiorno) contemporaneamente in tutte le località che si trovino su di esso, da polo a polo.
I meridiani concorrono alla determinazione delle coordinate terrestri assieme ai paralleli, che a loro volta sono quelle circonferenze che si ottengono tagliando la superficie terrestre con piani perpendicolari al suo asse. Dunque ogni luogo della Terra si trova su uno specifico parallelo e meridiano; e le sue coordinate, chiamate latitudine e longitudine, sono gli angoli che lo separano da un parallelo e un meridiano di riferimento. Ma quali sono questi riferimenti?
Oggi diamo per scontato che il parallelo di riferimento sia l’Equatore, ma non è stato sempre così. Eratostene ed Ipparco scelsero infatti come riferimento il parallelo che passa per l’isola di Rodi, la quale, trovandosi nel mezzo del Mediterraneo, era più o meno a metà strada fra le massime latitudini nord e sud del mondo conosciuto alla loro epoca. Fu solo Tolomeo, nel II secolo, a scegliere come riferimento l’Equatore, il parallelo equidistante dai poli nord e sud e quindi, in un certo senso, il parallelo fondamentale, e da allora questa scelta non è più stata messa in discussione.
Maggiori problemi li dà la longitudine, perché la Terra non dispone di un meridiano fondamentale, quindi la scelta è del tutto arbitraria. Sia Eratostene, che Ipparco, che Tolomeo, adottarono come riferimento il meridiano di ciò che gli antichi chiamavano Isole Fortunate: probabilmente corrispondenti alle isole Canarie, erano il luogo abitato più occidentale di tutto il mondo conosciuto, di conseguenza le longitudini venivano misurate solo verso est.
In epoche più moderne, di meridiani di riferimento ne sono stati scelti diversi, di solito in base al luogo in cui sorgevano gli osservatori astronomici: Greenwich (presso Londra, in Inghilterra), Parigi (Francia), Monte Mario (presso Roma, in Italia) e così via. Fu solo durante la Conferenza di Washington, promossa dagli USA nel 1884, che fu scelto definitivamente il meridiano di Greenwich; ma non senza polemiche, con alcuni Stati che votarono contro, e con i francesi che si risolsero a rinunciare al loro meridiano solo nel 1911. Ma perché fu scelto proprio il meridiano di Greenwich?
Perché verso la fine del XVII secolo, in quella località, era stato fondato un osservatorio astronomico che, secondo il volere di re Carlo II, avrebbe dovuto risolvere l’annoso problema della determinazione della longitudine in navigazione.
A quei tempi l’Inghilterra era la più grande potenza coloniale del mondo, e prosperava grazie a commerci che si sviluppavano per tutto il globo, con un continuo andirivieni di navi che avevano il grave problema di stabilire il punto nave in mare aperto. Determinare la latitudine non era difficile: si misurava l’altezza del Sole sull’orizzonte a mezzogiorno e poi, conoscendo la data e disponendo di un’apposita tabella, era facile determinarla con una precisione inferiore al grado. Viceversa la determinazione della longitudine era sempre un azzardo, tant’è che a qui tempi gli inglesi perdevano più uomini per errori di navigazione, che per combattimenti in battaglia!
Il problema sarà poi risolto non grazie all’astronomia, come gli scienziati dell’epoca avrebbero desiderato, ma con l’uso di orologi meccanici (secondo una procedura che qui sarebbe troppo lungo descrivere); tuttavia nel corso del tempo l’osservatorio di Greenwich era diventato talmente famoso, che gli fu conferito proprio l’onore di segnare il meridiano di riferimento: è quindi rispetto al meridiano di Greenwich ed all’Equatore che vengono misurate le coordinate terrestri.
Un’ultima curiosità: esiste in mezzo all’Atlantico, nel Golfo di Guinea, un luogo che qualcuno chiama in inglese Null Island. Si tratta solo di una boa geodetica e meteorologica, posta all’incrocio fra l’Equatore ed il meridiano di Greenwich, la quale quindi si trova a latitudine 0° e longitudine 0°. Potrebbe essere una destinazione interessante, ma se ne sconsiglia la visita turistica: non solo il fondale si trova a 5000 metri di profondità, ma pare anche che la zona sia infestata dagli squali!