Commercio

Leopardi spiega parole

com-mèr-cio

Significato Attività economica che consiste nello scambio di merci con altre merci o con denaro; nella lingua letteraria, scambio anche in senso figurato come ‘rapporto, relazione, conversazione, dimestichezza’

Etimologia dal latino commercium “traffico, scambio di beni, relazione”, composto di cum ‘con, insieme’ e merx ‘merce, mercanzia’.

  • «Sto cercando disperatamente un libro ma temo non sia più in commercio»

Quello dei sinonimi è uno mondo dai mille volti, generoso serbatoio di parole intercambiabili che offrono il lusso di una reiterazione elegante.
Ma siamo sicuri siano davvero intercambiabili? In realtà non è proprio così: sappiamo infatti che, pur avendo dei simili che possono talvolta prendere il suo posto, ogni parola è unica, irripetibile, identica soltanto a sé stessa.

Ecco allora il sinistro interrogativo: fino a quando è lecito sostituire una parola una con un’altra?
Leopardi aveva, in proposito, le idee piuttosto chiare e ce ne offre un curioso esempio con una lunga trattazione sulla voce commercio.

Seppur nata dall’omonimo termine latino commercium - di cui condivideva anche i significati principali - nel primo Ottocento essa non rientrava nell’alveo di vocaboli considerati classici o canonici e per questo, benché di altissimo uso nella lingua parlata, risultava poco testimoniata a livello lessicografico.
Il Vocabolario della Crusca infatti, non dava esempi della voce commercio nel senso specifico - seppur vasto - con cui veniva utilizzata correntemente in tutta Europa:

La Crusca non porta esempio di questa parola in questo senso, e veramente ella in tal senso non è classica. Noi abbiamo la voce classica, mercatura che secondo l’etimologia ecc. vale a presso a poco lo stesso. Or dunque sarebb’egli ben detto, le forze, gli effetti, la scienza della mercatura, in vece del commercio? Produrremmo noi quell’idea precisa ecc. che produce questa seconda voce? (…)
Signor no.

Giacomo Leopardi, Zibaldone di pensieri

Il poeta sottolinea l’impossibilità di sostituire il termine moderno ed europeo “commercio” con quello classico e specificamente italiano “mercatura” senza provocare una certa perdita del senso della frase, un fraintendimento, e persino lo scherno degli ascoltatori:

E s’io dirò, Principalissima sorgente di civiltà si è la mercatura, in cambio di dire il commercio, non solamente non sarò bene inteso né dagli stranieri né dagl’italiani, ma sarò deriso dagli uni e dagli altri.

Ciò su cui egli insiste è dunque che, seppur le due parole abbiano un significato etimologico pressoché identico (indicante lo scambio e la vendita di merci), tuttavia per ragioni d’uso, di consuetudine e di stile è impossibile utilizzare una o l’altra indiscriminatamente. Ciascuna ha infatti una sua specificità che va tutelata e sfruttata al meglio, al fine di un discorso più chiaro, specifico, puntuale.

Si tratta di una parola che, pur suonando alle nostre orecchie banalissima, racchiude delle interessanti sfumature. Essendo infatti il commercio un concetto strettamente antropico, questa parola ha accompagnato l’evoluzione dell’uomo adeguandosi alle sue abitudini socio-culturali.

Così, la locuzione “fare commercio di” indicava il rendere qualcosa oggetto di scambio, di guadagno: e poiché l’uomo è riuscito a mercificare qualsiasi cosa, ben aldilà di quanto fosse lecito, l’espressione si è ben presto caricata di un’accezione negativa. Allora fare commercio di cose sacre (lucrarvi sopra), come della propria coscienza o ancora del proprio corpo (prostituirsi), sono divenute delle forme di giudizio di condanna.

Sempre in quanto parola-specchio dell’evoluzione umana, è così che oggi è più facile imbattersi nel suo cugino inglese con l’espressione e-commerce, abbreviazione per “commercio elettronico”. Questa nuova e rapidissima forma di scambio che permette un commercio di beni e servizi a distanza, fa eco a una società sempre più orientata alla separazione, all’assenza di contatti diretti tra le persone.

È interessante allora ricordare quell’uso antico, letterario, con cui “avere commercio con qualcuno” diceva anzi dell’intrattenere una relazione diretta e consueta con un’altra persona, fosse di semplice conversazione, di amicizia, d’amore, fosse quotidiana o per via epistolare. Parlava di contatti, di vicinanza, di uno scambio di beni non materiali ma piuttosto intellettuali, affettivi.

Possiamo dire quindi che in quest’epoca in cui tutto si può vendere e comprare, è una merce ben più preziosa l’avere commercio con gli altri, o con sé stessi, piuttosto che fare commercio di qualsiasi cosa!

Parola pubblicata il 14 Novembre 2022

Leopardi spiega parole - con Andrea Maltoni

Giacomo Leopardi, oltre ad essere un grande poeta, ha osservato e commentato esplicitamente molte parole della nostra lingua. Andrea Maltoni, dottoressa in filologia, in questo ciclo ci racconterà parole facendolo intervenire.