Etimologia da contingere, voce dotta presa in prestito dal latino contingere ‘toccare, accadere’, derivato di tangere ‘toccare’, con il prefisso con-.
Alcune parole sono un po’ mostruose: derivati di parole già molto ricercate e difficili da usare, prendono significati bizzarri in contesti enigmatici. Ma come ogni buon mostro della natura, se trovano la loro nicchia possono prosperare. Ecco un bel caso che di quando in quando riappare sui giornali, nei discorsi alla televisione, nei dibattiti comunali — specie nella poco rassicurante dicitura amministrativa ‘Ordinanza contingibile e urgente’.
Il verbo ‘contingere’ non è uno di quelli che capita di usare comprando le zucchine dall’ortolano (o sì?). Il significato è semplice: ‘accadere’, in maniera casuale. Però appartiene a un registro altissimo, tant’è che lo troviamo nel lessico filosofico (qualcuno si ricorderà il contingente, nel senso di accidentale, eventuale, come opposto al necessario nella logica aristotelica), e in quello poetico. Il contingibile, letteralmente, è ciò che ‘può accadere’, ma con un forte profilo di imprevedibilità, di casualità.
Il caso del contingibile non va confuso con un caso improbabile e remoto a un livello ridicolo, come il morire perché una tartaruga ti casca in testa, mollata da un rapace; è semplicemente possibile e imprevedibile. La vita è grande ma il non ordinario è spesso vicinissimo. Ad esempio si accantonano risorse per far fronte a problemi contingibili, l’amica organizzatissima e un po’ ansiosa è sempre pronta per qualunque contingibile evenienza, e motivi contingibili ci possono chiedere reazioni fuori dall’ordinario. Possibile e imprevedibile.
E in effetti è proprio davanti a motivi del genere che si ergono le ordinanze contingibili e urgenti del nostro ordinamento giuridico, di cui si sente parlare. Il problema è che la parola qui non è usata benissimo: ad essere contingibili non sono tanto le ordinanze in sé, quanto i motivi che le richiedono — e solo per riflesso i loro contenuti. Non è l’ordinanza ad essere loca, è la realtà, e certi eventi possono avere un grado di straordinarietà tale da richiedere strumenti straordinari, per essere affrontati.
Concretamente le ordinanze contingibili e urgenti sono provvedimenti emanabili da diverse autorità amministrative, che rispondono in maniera atipica (anche in deroga ad altre norme, e perciò piuttosto rischiosa) a qualcosa che, imprevedibile, eccede improvvisamente l’alveo dell’ordine consueto. Proprio per il loro essere esercizio eccezionale di un potere amministrativo sono temporanee e richiedono una serie di requisiti stringenti. E giusto per fare qualche esempio, stiamo parlando di ordinanze che possono avere come effetti restrizioni alla somministrazione di alcolici, chiusura di scuole e mercati, chiusura al traffico di strade.
Una dicitura come ‘ordinanza imprevedibile e urgente’ darebbe la cattiva sensazione alla cittadinanza (per quanto in certi casi calzante) di un’amministrazione sorpresa o matta. ‘Contingibile’ invece suona bene, è una parola che solo chi domina la situazione potrebbe usare. Anche se è un mostro incomprensibile ai più, che ha un significato storto e vive solo in questa ultima grotta umida delle ordinanze.
Alcune parole sono un po’ mostruose: derivati di parole già molto ricercate e difficili da usare, prendono significati bizzarri in contesti enigmatici. Ma come ogni buon mostro della natura, se trovano la loro nicchia possono prosperare. Ecco un bel caso che di quando in quando riappare sui giornali, nei discorsi alla televisione, nei dibattiti comunali — specie nella poco rassicurante dicitura amministrativa ‘Ordinanza contingibile e urgente’.
Il verbo ‘contingere’ non è uno di quelli che capita di usare comprando le zucchine dall’ortolano (o sì?). Il significato è semplice: ‘accadere’, in maniera casuale. Però appartiene a un registro altissimo, tant’è che lo troviamo nel lessico filosofico (qualcuno si ricorderà il contingente, nel senso di accidentale, eventuale, come opposto al necessario nella logica aristotelica), e in quello poetico. Il contingibile, letteralmente, è ciò che ‘può accadere’, ma con un forte profilo di imprevedibilità, di casualità.
Il caso del contingibile non va confuso con un caso improbabile e remoto a un livello ridicolo, come il morire perché una tartaruga ti casca in testa, mollata da un rapace; è semplicemente possibile e imprevedibile. La vita è grande ma il non ordinario è spesso vicinissimo. Ad esempio si accantonano risorse per far fronte a problemi contingibili, l’amica organizzatissima e un po’ ansiosa è sempre pronta per qualunque contingibile evenienza, e motivi contingibili ci possono chiedere reazioni fuori dall’ordinario. Possibile e imprevedibile.
E in effetti è proprio davanti a motivi del genere che si ergono le ordinanze contingibili e urgenti del nostro ordinamento giuridico, di cui si sente parlare. Il problema è che la parola qui non è usata benissimo: ad essere contingibili non sono tanto le ordinanze in sé, quanto i motivi che le richiedono — e solo per riflesso i loro contenuti. Non è l’ordinanza ad essere loca, è la realtà, e certi eventi possono avere un grado di straordinarietà tale da richiedere strumenti straordinari, per essere affrontati.
Concretamente le ordinanze contingibili e urgenti sono provvedimenti emanabili da diverse autorità amministrative, che rispondono in maniera atipica (anche in deroga ad altre norme, e perciò piuttosto rischiosa) a qualcosa che, imprevedibile, eccede improvvisamente l’alveo dell’ordine consueto. Proprio per il loro essere esercizio eccezionale di un potere amministrativo sono temporanee e richiedono una serie di requisiti stringenti. E giusto per fare qualche esempio, stiamo parlando di ordinanze che possono avere come effetti restrizioni alla somministrazione di alcolici, chiusura di scuole e mercati, chiusura al traffico di strade.
Una dicitura come ‘ordinanza imprevedibile e urgente’ darebbe la cattiva sensazione alla cittadinanza (per quanto in certi casi calzante) di un’amministrazione sorpresa o matta. ‘Contingibile’ invece suona bene, è una parola che solo chi domina la situazione potrebbe usare. Anche se è un mostro incomprensibile ai più, che ha un significato storto e vive solo in questa ultima grotta umida delle ordinanze.