Mostro

mó-stro

Significato Creatura leggendaria o soprannaturale; essere malformato; persona di aspetto repellente; persona perversa; persona eccezionale per caratteri o capacità

Etimologia voce dotta recuperata dal latino monstrum ‘prodigio’, derivato di monère ‘ammonire’.

Il mostro è roba quotidiana, dalla storia per bambini alla cronaca nera, eppure nasconde un compendio di pensiero impressionante, e uno sviluppo storico complesso.

Partiamo dal dato iniziale, che già suggestiona: il monstrum latino è il prodigio. Non è solo la creatura portentosa, volentieri malevola verso gli uomini, ma in genere la manifestazione soprannaturale: per intenderci, nel III libro dell’Eneide Virgilio ricorre a monstrum sia per descrivere Polifemo, che cieco e triste porta al pascolo il suo gregge, sia per la pianta cresciuta sopra il cadavere insepolto di Polidoro, le cui fronde strappate da un ignaro Enea gocciolano sangue. Monstrum. Un termine che nasce dal tema di monere, un verbo che conosciamo nell’ammonire, nel monito, e questo passaggio è già di un’eloquenza toccante: il prodigio è un messaggio, un avvertimento — e tale è il mostro.

Questo è il mostro che ci viene consegnato dalla latinità, da cui si dipana il resto dal tardo Duecento: il mostro come essere malformato, il mostro come fiera, bestia feroce o esotica o antica; il mostro come persona brutta, repellente fisicamente, o moralmente perversa, ma anche persona eccezionalmente dotata, con caratteri o talenti portentosi. È evidente: c’è stata una precisa selezione dei significati che contemplano il mostro come essere, umano o no (con cento gradazioni nel mezzo), a scapito del mostro quale fenomeno prodigioso. È anche piuttosto evidente che si privilegi un senso negativo del mostro — dato poco stupefacente, l’innaturale si accompagna facilmente all’orrendo — il che permette di usare ‘mostro’ in senso positivo col compiacimento di una trasgressione etimologicamente corretta.

Ma cerchiamo di spingerci un po’ oltre: va notato che ‘mostro’ è un termine generico e piuttosto indefinito. Implica che non sia ricondotto a una specie precisa, e questo in ogni campo: ci suona strano dire che un drago è un mostro, o che lo è un vampiro, o un lupo mannaro. Invece quello appostato nell’armadio o sotto al letto è a tutti gli effetti un mostro (ce lo possiamo figurare in mille modi — anzi il fatto che non sappiamo com’è lo rende più inquietante). Sul giornale il criminale torbidissimo e crudele è un mostro, basta vedere che cosa ha fatto, ma lo psicologo lo descrive con una geometria di sadismi, ossessioni, parafilie alzando appena il sopracciglio. E anche la bravura del mostro di bravura non viene sondata, solo applaudita.

Insomma, ‘mostro’ è una parola quotidiana perché è una parola economica, un pensiero comodo fatto in ciabatte. Ma c’entra qualcosa col mostrare? E come no. Se il monstrum nasce come monito divino, il monstrare nasce come un indicare la volontà degli dei, un esporla — e di qui la via per il nostro mostrare. Quindi già, nelle raccolte oracolari dell’antichità le mostre di mostri erano roba presa molto sul serio.

Parola pubblicata il 15 Ottobre 2019