SignificatoIn logica, di enunciato che ipotizza ciò che sarebbe o non sarebbe accaduto se si fossero o non si fossero verificate determinate condizioni
Etimologia composto da contro e fattuale.
Eccoci su una parola fondamentale, che può parere difficilotta ma spiega un tipo di pensiero che facciamo costantemente, con una precisa dimensione logica — anche se spesso lo facciamo fantasticando senza gran costrutto.
«Se la mi’ nonna aveva le rote l’era un carretto» è la declinazione fiorentina di un detto che però non è locale — ogni parte d’Italia ha la sua versione e addirittura si trova in diverse lingue europee. È un detto che ridicolizza un pensiero controfattuale, e ha l’intenzione di troncarlo. Questo è un tipo di pensiero che consiste nella formulazione di un’ipotesi: quali sarebbero le conseguenze se cambiassero le premesse, o quali sarebbero state le conseguenze se le premesse fossero state diverse.
La costruzione del termine è semplice: c’è il fattuale, vale a dire ciò che ‘rappresenta o pertiene a una certa realtà di fatto’. E c’è il contro, che non richiede spiegazioni. Questo genere di ipotesi è costruito andando ‘contro a ciò che sappiamo essere fattuale’, attuale, reale, e ci permette di valutare le conseguenze di questa alternativa. Facciamo qualche esempio?
La vicina, sapendo che abbiamo iniziato l’università, ci dice che facciamo bene, e che se lei avesse potuto studiare tante cose della sua vita sarebbero state diverse; altre volte ci scusiamo per aver detto un’indelicatezza ma in totale buona fede: se avessimo saputo che era un tasto dolente avremmo tenuto la bocca chiusa; e capiamo che la nonna non era stata avvisata del nostro arrivo, altrimenti ci avrebbe fatto trovare la solita merendona. Il pensiero controfattuale lavora sulle catene degli eventi, e presenta che cosa sarebbe successo cambiando un anello fattuale, o evidenzia come un esito si sia verificato solo per un antecedente, che è in un certo modo invece che in un altro.
Un caso importantissimo di giudizio controfattuale è giuridico, e riguarda i processi, l’accertamento delle responsabilità: il medico ha sottovalutato il sintomo, ma se invece lo avesse tenuto in considerazione, allora il paziente avrebbe avuto la prontezza di scansare l’auto che l’ha investito? La responsabilità è sua? («Ma il sintomo era un eritema!»)
L’ipotesi controfattuale ci fa cambiare una condizione a monte, e giudicare se la conseguenza giuridicamente rilevante sarebbe stata la stessa o no.
Sono anche ipotesi controfattuali (peraltro molto amate in letteratura e nel cinema) le ucronie, che considerano un’evoluzione storica alternativa a partire da dati ipotetici — e se Napoleone avesse vinto a Waterloo?, e se a sir Isaac Newton invece di una mela fosse caduta in testa una tegola?, e se per Dante fosse stato troppo sbatti scrivere la Commedia?
Il pensiero controfattuale ci permette di esplorare il labirinto della cause e degli effetti, individuando i bivi, rendendo ragione di eventi che si sono o non si sono verificati, di agenti che hanno o non hanno inciso. Azionando quale scambio si sarebbe presa una via diversa?
È un pensiero razionale e domestico, quasi continuo, che ci portiamo sempre addosso in qualunque nostra attività — al modo delle mutande, che sono sempre quelle, sotto al pigiama o sotto all’abito da cerimonia.
Eccoci su una parola fondamentale, che può parere difficilotta ma spiega un tipo di pensiero che facciamo costantemente, con una precisa dimensione logica — anche se spesso lo facciamo fantasticando senza gran costrutto.
«Se la mi’ nonna aveva le rote l’era un carretto» è la declinazione fiorentina di un detto che però non è locale — ogni parte d’Italia ha la sua versione e addirittura si trova in diverse lingue europee. È un detto che ridicolizza un pensiero controfattuale, e ha l’intenzione di troncarlo. Questo è un tipo di pensiero che consiste nella formulazione di un’ipotesi: quali sarebbero le conseguenze se cambiassero le premesse, o quali sarebbero state le conseguenze se le premesse fossero state diverse.
La costruzione del termine è semplice: c’è il fattuale, vale a dire ciò che ‘rappresenta o pertiene a una certa realtà di fatto’. E c’è il contro, che non richiede spiegazioni. Questo genere di ipotesi è costruito andando ‘contro a ciò che sappiamo essere fattuale’, attuale, reale, e ci permette di valutare le conseguenze di questa alternativa. Facciamo qualche esempio?
La vicina, sapendo che abbiamo iniziato l’università, ci dice che facciamo bene, e che se lei avesse potuto studiare tante cose della sua vita sarebbero state diverse; altre volte ci scusiamo per aver detto un’indelicatezza ma in totale buona fede: se avessimo saputo che era un tasto dolente avremmo tenuto la bocca chiusa; e capiamo che la nonna non era stata avvisata del nostro arrivo, altrimenti ci avrebbe fatto trovare la solita merendona. Il pensiero controfattuale lavora sulle catene degli eventi, e presenta che cosa sarebbe successo cambiando un anello fattuale, o evidenzia come un esito si sia verificato solo per un antecedente, che è in un certo modo invece che in un altro.
Un caso importantissimo di giudizio controfattuale è giuridico, e riguarda i processi, l’accertamento delle responsabilità: il medico ha sottovalutato il sintomo, ma se invece lo avesse tenuto in considerazione, allora il paziente avrebbe avuto la prontezza di scansare l’auto che l’ha investito? La responsabilità è sua? («Ma il sintomo era un eritema!»)
L’ipotesi controfattuale ci fa cambiare una condizione a monte, e giudicare se la conseguenza giuridicamente rilevante sarebbe stata la stessa o no.
Sono anche ipotesi controfattuali (peraltro molto amate in letteratura e nel cinema) le ucronie, che considerano un’evoluzione storica alternativa a partire da dati ipotetici — e se Napoleone avesse vinto a Waterloo?, e se a sir Isaac Newton invece di una mela fosse caduta in testa una tegola?, e se per Dante fosse stato troppo sbatti scrivere la Commedia?
Il pensiero controfattuale ci permette di esplorare il labirinto della cause e degli effetti, individuando i bivi, rendendo ragione di eventi che si sono o non si sono verificati, di agenti che hanno o non hanno inciso. Azionando quale scambio si sarebbe presa una via diversa?
È un pensiero razionale e domestico, quasi continuo, che ci portiamo sempre addosso in qualunque nostra attività — al modo delle mutande, che sono sempre quelle, sotto al pigiama o sotto all’abito da cerimonia.