SignificatoAttributo, apposizione che qualifica un nome indicandone una caratteristica; ingiuria
Etimologia dal greco: epitheton posto in aggiunta, composto di epi- sopra e da un derivato di tithenai porre.
Si tratta di una parola che sembra vivere perlopiù compressa in due realtà lontane fra loro: da un lato è un espediente retorico celeberrimo dell’epica classica, dall’altro è un eufemismo per significare ingiurie e insulti. Ma quale è il nocciolo dell’epiteto?
Sappiamo che l’epiteto consiste in un aggettivo, un sostantivo o una locuzione che viene associato ad un nome al fine di qualificarlo, caratterizzarlo o anche solo abbellirlo - senza che questa associazione debba avere qualche relazione con la situazione particolare del soggetto dell’epiteto. Quindi Achille è piè-veloce anche quando sta fermo, i Troiani sono domatori-di-cavalli anche se non c’è l’ombra di un equino, le navi sono veloci anche quando sono tirate a riva, e Menelao è potente-nel-grido anche mentre ha la bocca piena. Inoltre, nell’epica classica l’epiteto aveva anche la fondamentale funzione di rendere il testo, tramandato oralmente, più facile da ricordare, e anche più chiaro per chi lo ascoltasse.
E forse è proprio il carattere epico e solenne ad essere la cifra dell’epiteto: i personaggi che oggi hanno un epiteto sono personaggi che nel bene o nel male si sono guadagnati la ribalta delle cronache, gli allori dell’arte, gli onori dello sport. Si è certi di chi si sta parlando, quando si parla di piè-veloce: così faccia-d’angelo non può essere che il criminale Felice Maniero, il mattatore non può essere che Vittorio Gassman, il divo non può essere che Andreotti, e il-signore-degli-anelli (a parte Sauron) sarà Yuri Chechi. E si potrebbero fare altre decine di esempi appartenenti agli ambiti più variegati, e d’ogni tempo.
Infine comprendiamo l’estensione di significato di questa parola verso l’insulto: è un’estensione ironica, che ci dipinge un momento in cui ad un nome sono apposte delle ingiurie… epiche.
Si tratta di una parola che sembra vivere perlopiù compressa in due realtà lontane fra loro: da un lato è un espediente retorico celeberrimo dell’epica classica, dall’altro è un eufemismo per significare ingiurie e insulti. Ma quale è il nocciolo dell’epiteto?
Sappiamo che l’epiteto consiste in un aggettivo, un sostantivo o una locuzione che viene associato ad un nome al fine di qualificarlo, caratterizzarlo o anche solo abbellirlo - senza che questa associazione debba avere qualche relazione con la situazione particolare del soggetto dell’epiteto. Quindi Achille è piè-veloce anche quando sta fermo, i Troiani sono domatori-di-cavalli anche se non c’è l’ombra di un equino, le navi sono veloci anche quando sono tirate a riva, e Menelao è potente-nel-grido anche mentre ha la bocca piena. Inoltre, nell’epica classica l’epiteto aveva anche la fondamentale funzione di rendere il testo, tramandato oralmente, più facile da ricordare, e anche più chiaro per chi lo ascoltasse.
E forse è proprio il carattere epico e solenne ad essere la cifra dell’epiteto: i personaggi che oggi hanno un epiteto sono personaggi che nel bene o nel male si sono guadagnati la ribalta delle cronache, gli allori dell’arte, gli onori dello sport. Si è certi di chi si sta parlando, quando si parla di piè-veloce: così faccia-d’angelo non può essere che il criminale Felice Maniero, il mattatore non può essere che Vittorio Gassman, il divo non può essere che Andreotti, e il-signore-degli-anelli (a parte Sauron) sarà Yuri Chechi. E si potrebbero fare altre decine di esempi appartenenti agli ambiti più variegati, e d’ogni tempo.
Infine comprendiamo l’estensione di significato di questa parola verso l’insulto: è un’estensione ironica, che ci dipinge un momento in cui ad un nome sono apposte delle ingiurie… epiche.