Fiato

fià-to

Significato Aria espirata, respiro; voce; alito; forza, resistenza

Etimologia dal latino flatus, da flare ‘soffiare’.

Siamo davanti a una parola importante. Non sono pochi i termini che possiamo usare per parlare dell’aria che entra ed esce dai nostri polmoni, ma quelli che si rifanno a usi antichi (e non sono ad esempio invenzioni onomatopeiche medievali, come sbuffo) sono quasi tutti termini dotti, attinti dal latino dopo che la lingua parlata li aveva perduti.
I sopravvissuti che invece hanno attraversato di bocca in bocca i secoli più impenetrabili (per noi) del medioevo a volte sono trasfigurati radicalmente: pensiamo alla lena, che nasce dall’anhelare. Ma col passare del tempo anche i loro significati si sono selezionati e ristretti.
Invece quella del fiato non solo è una catena ininterrotta che ci lega ai tempi antichi delle nostre terre, non solo è un termine la cui storia risale ancora e trova ramificazioni complesse in altre famiglie linguistiche, ma ha mantenuto un respiro ampio — si potrebbe dire completo.

Si è trasformato in fiato a partire dal flatus latino, che deriva da un flare attestato per iscritto già nel III secolo a.C., un ‘soffiare’ — da una radice indoeuropea che riemerge nel blähen tedesco (‘gonfiare’), nel to blow inglese (‘soffiare’).

Racconta il mero flusso d’aria che esce quando col fiato appanniamo il vetro; è voce quando si canta con quanto fiato abbiamo in gola, quando non vogliamo sprecare il fiato — e nel finché avrò fiato vediamo come intrecci voce e vita; resta musica quando parliamo dei fiati, degli strumenti a fiato; racconta il suo essere forza e slancio fisico o ideale nel fiato corto, nel fiato grosso, nel senza fiato, nel perdifiato, il suo essere libertà serena nel tirare, o nel mancare il fiato; ne racconta la carica emozionale quando è sospeso, mozzato; racconta una vicinanza o perfino un’intimità corporea — tenera, eccitante, minacciosa, sgradevole — quando lo consideriamo per il suo tepore, la sua prossimità, e il suo odore. Ma le ramificazioni d’uso non finirebbero qui.

Davanti a una parola tanto essenziale, significativa, e radicata come un olivo millenario, oltre che spiccia, e vissuta, e logora ma brillante e popolare (com’è diversa dalla pulizia del respiro!), non ci stupiamo che sia in grado di reggere una così notevole parte del nostro pensiero, del nostro immaginario. Non sappiamo stare senza fiato.

Parola pubblicata il 18 Febbraio 2021