Mozzafiato

moz-za-fià-to

Significato Che lascia senza respiro, per impressione, meraviglia, ammirazione; emozionante

Etimologia composto di mozzare e fiato.

C’è un motivo molto preciso per cui questa parola è speciale, e riguarda il particolare tono che qui acquista il verbo ‘mozzare’.

Ora, si può dire con una certa approssimazione che il mozzafiato (parola recentissima, attestata negli anni ‘60) è l’emozionante: dipinge l’assalto di una tempesta emotiva attraverso il dato fisico del troncamento del respiro - e vista l’intensità del ‘mozzare’ potremmo andare a cercare gli estremi del pugno al plesso solare che ci lascia boccheggianti, del vento così forte che ci impedisce di inspirare, alla scossa che contrae e blocca il diaframma. La reazione però è molto interiore, molto contenuta, il fiato si taglia nell’ammirazione, nella meraviglia - mozzato il fiato, mozzato il pensiero. Ecco, la peculiarità che balza agli occhi è che il mozzafiato pare qualificare l’emozionante in senso strettamente positivo: se ti voglio raccontare l’esperienza mozzafiato della cena di ieri, difficilmente ti racconterò di un’intossicazione alimentare per cui credevo di morire; magari c’era una compagnia speciale e inattesa che mi ha travolto. Se davanti a me si apre una vista mozzafiato non sarò alla discarica stretto in miasmi ributtanti fra cataste di rifiuti, ma più probabilmente sarò in cima allo strapiombo da cui si spalanca lo spettacolo azzurro e verde di una vastità soverchiante. E anche se ti descrivo quelle montagne russe dicendoti che sono mozzafiato, tu non intenderai che te la fanno fare sotto e per carità tieniti alla larga se hai un grano di cervello, ma che l’adrenalina ti accenderà come non ti è mai successo prima e che chi le fa vive un’esperienza unica. Il mozzafiato è un emozionante bello, di un’intensità che arriva al parossismo, ma comunque bello.

Invece il mozzare, diamine, è un verbo truce. Non è un tagliare spassionato, ha proprio una verve amputativa - infatti ‘mozzo’ è una distorsione popolare del latino mutilus, ‘mutilo’, e in altri termini ‘mutilare’ può essere visto come il fratello dotto di ‘mozzare’. Non si emancipa da quest’aura sanguinaria. O meglio, si emancipa solo nel mozzafiato; qui la durezza sinistra del verbo si è volta nelle iperboli del momento altissimo e desiderabilissimo, nel risultato limpidissimo di un aggettivo che cerca di comunicare, di mettere in comunione l’impatto impressionante di un’esperienza che ti è piaciuta, e cerca di farlo cercando il terreno comune del corpo e del respiro. E questa stessa è una meraviglia mozzafiato.

(Ma il ‘mozzicone’? Ma la sette volte benedetta ‘mozzarella’? Anche qui in effetti il mozzare non è trucido, anzi. Ma che ci vogliano parlare di qualcosa di mozzato è meno percepito.)

Parola pubblicata il 21 Aprile 2019