Giubileo
giu-bi-lè-o
Significato Festività ebraica che ricorre ogni cinquanta anni; indulgenza plenaria concessa dal papa ogni venticinque anni per i fedeli che compiano un pellegrinaggio particolare a Roma; cinquantenario
Etimologia voce dotta presa in prestito dal latino ecclesiastico (annus) iubilaeus ‘anno giubilare’, che attraverso il greco iobelaîos è dall’ebraico yōbēl ‘capro, montone’.
Parola pubblicata il 03 Gennaio 2020
Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini
Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.
L’anno sabbatico, nel primo testamento, cade al termine di cicli di sette anni. Nella Bibbia è indicato che al termine di sette cicli consecutivi si debba celebrare un anno di giubileo: come recita il Levitico, «Conterai pure per te sette Shabbat di anni: sette volte sette anni; questi sette Shabbat di anni faranno per te un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese farai squillare la tromba; nel giorno dell’Espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. E santificherete il cinquantesimo anno e proclamerete la libertà nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo.» Il giubileo, però, non è solo ricorrenza ebraica: esiste anche nel cattolicesimo ed è anche detto anno santo. Fu istituito nel 1300 dal papa Bonifacio VIII come un’occasione in cui ai fedeli potesse essere garantita l’indulgenza plenaria solenne a condizione che portassero a termine un pellegrinaggio che includesse le basiliche romane. La durata del ciclo di giubileo variò nel tempo: cento, cinquanta, trentacinque, fino ad arrivare agli attuali venticinque anni di intervallo tra un anno santo e l’altro. Peraltro, fuori da ricorrenze religiose, il giubileo si è affermato col significato di ‘cinquantenario’: pensiamo ai giubilei di di cattedra o di regno.
L’etimologia di giubileo ha a che fare con la tromba che squilla per annunciarne l’inizio nella tradizione ebraica di cui sopra ci parlava il Levitico: nei tempi antichi lo strumento era infatti ricavato da un corno di capro (yōbēl); non stupisce, visto che il popolo ebraico era principalmente dedito alla pastorizia e che l’ovino ricorre spesso nei testi sacri come figura principale di molte attività quotidiane e di numerose metafore (il capro espiatorio, il sangue di agnello sugli stipiti delle porte, l’Agnello di Dio).
Qualcuno, magari pensando a esempi degli albori dell’italiano come la meravigliosa lauda di Jacopone da Todi “O iubelo del core”, potrebbe sentire vicino il verbo giubilare che, tra le altre cose, significa esternare a gran voce la propria contentezza, il proprio giubilo, appunto. Qui c’entrano le pecore? Per quanto possano essere tenere e graziose, no. Giubilare e giubilo provengono dal verbo del latino tardo iubilare, probabilmente di origine onomatopeica, sicuramente legato all’esclamazione ’io!’, ovvero ‘evviva!’, che si incontra anche in Catullo. Alcuni studiosi fanno risalire l’etimo al verbo greco iazein, che significa chiamare a gran voce, altri legano iubilare alla radice protoitalica ‘iu’, matrice di termini relativi alla contentezza.
Certo, le indagini etimologiche sono complesse e di là dall’essere giunte a un approdo finale. Ma è sicuro che la ricorrenza del giubileo, occasione di gran festa per il popolo di Israele, riportata nella Vulgata di San Girolamo come iubilaeum, e il giubilo latino, ovvero il gaudio, la gioia, la contentezza, hanno converso in una famiglia di parole della lingua italiana che sono affini nel significato e nel suono, per quanto distanti nella provenienza. E questa è solo un’altra delle meraviglie che nascono quando le lingue, le religioni, la storia e le culture si incontrano e si abbracciano.