SignificatoNon soggetto a obblighi, libero; refrattario a una malattia o a un veleno
Etimologia voce dotta recuperata dal latino immunis ‘esente da contributi’, derivato di munus ‘obbligo’, con prefisso in- privativo.
È una parola che sa calamitare l’attenzione, e non solo in questo periodo. Infatti il concetto di ‘immunità’ è versatile e ricco, e si attaglia a diverse situazioni importanti: sappiamo che in genere ci parla di una certa intoccabilità, invulnerabilità, libertà di qualcosa o qualcuno rispetto a un vario numero di agenti— coprendo critiche, offese, azioni penali, malattie. E non stupisce che questo termine sia stato cucito su uno degli agenti più temuti dagli esseri umani dai tempi delle tigri dai denti a sciabola: il fisco.
L’immunis latino è nientepopodimeno che l’esentasse. Quando parliamo di immunitas non stiamo parlando di uno di quei fascinosi istituti giuridici dei tempi antichi che rivelano suggestivi tratti antropologici, bensì alla prima forma di tutte quelle esenzioni fiscali per funzionari, nobili ed ecclesiastici che dall’epoca imperiale, passando per il feudalesimo, ci siamo portati dietro. La logica è banale: chi, per motivi svariati, è vicino all’imperatore, non paga le tasse — un po’ perché amministratore di beni appartenenti all’imperatore, un po’ per rispetto, un po’ per amicizia. In quest’ottica, che a noi già promette una galassia di autocrazie medievali e moderne, fa ridere leggere sui dizionari di latino che l’immunis è anche lo scroccone ingrato, sgradevole e improduttivo.
Noi lo recuperiamo nel Trecento nell’ampia purezza del suo essere ‘esente da un obbligo’, qualità da intendere in senso lato: questo obbligo è quel munus che incontriamo anche nella comunità e nella @comunicazione— incarico, carica, ufficio, onere, imposta, offerta votiva. Infatti, possiamo sintetizzare la qualità dell’immune con una certa forma di libertà.
Immunità parlamentari, diplomatiche, immunità innate o no rispetto ad agenti infettivi, così come testi immuni da errori, personalità immuni da critiche, arrivando all’essere immuni a insinuazioni e veleni, sono stati di esenzione che concedono funzionalmente forza e libertà. Liberi da osservanze che generalmente vincolano le persone, liberi da malattie, sollevati dall’errore, dalla critica e dalla maldicenza.
Meraviglioso che tutto questo questo male, a ben vedere, finisca per essere letto come un dovere, un incarico, un’imposta che ci spetta — e da cui eccezionalmente possiamo essere esonerati, immuni.
È una parola che sa calamitare l’attenzione, e non solo in questo periodo. Infatti il concetto di ‘immunità’ è versatile e ricco, e si attaglia a diverse situazioni importanti: sappiamo che in genere ci parla di una certa intoccabilità, invulnerabilità, libertà di qualcosa o qualcuno rispetto a un vario numero di agenti— coprendo critiche, offese, azioni penali, malattie. E non stupisce che questo termine sia stato cucito su uno degli agenti più temuti dagli esseri umani dai tempi delle tigri dai denti a sciabola: il fisco.
L’immunis latino è nientepopodimeno che l’esentasse. Quando parliamo di immunitas non stiamo parlando di uno di quei fascinosi istituti giuridici dei tempi antichi che rivelano suggestivi tratti antropologici, bensì alla prima forma di tutte quelle esenzioni fiscali per funzionari, nobili ed ecclesiastici che dall’epoca imperiale, passando per il feudalesimo, ci siamo portati dietro. La logica è banale: chi, per motivi svariati, è vicino all’imperatore, non paga le tasse — un po’ perché amministratore di beni appartenenti all’imperatore, un po’ per rispetto, un po’ per amicizia. In quest’ottica, che a noi già promette una galassia di autocrazie medievali e moderne, fa ridere leggere sui dizionari di latino che l’immunis è anche lo scroccone ingrato, sgradevole e improduttivo.
Noi lo recuperiamo nel Trecento nell’ampia purezza del suo essere ‘esente da un obbligo’, qualità da intendere in senso lato: questo obbligo è quel munus che incontriamo anche nella comunità e nella @comunicazione— incarico, carica, ufficio, onere, imposta, offerta votiva. Infatti, possiamo sintetizzare la qualità dell’immune con una certa forma di libertà.
Immunità parlamentari, diplomatiche, immunità innate o no rispetto ad agenti infettivi, così come testi immuni da errori, personalità immuni da critiche, arrivando all’essere immuni a insinuazioni e veleni, sono stati di esenzione che concedono funzionalmente forza e libertà. Liberi da osservanze che generalmente vincolano le persone, liberi da malattie, sollevati dall’errore, dalla critica e dalla maldicenza.
Meraviglioso che tutto questo questo male, a ben vedere, finisca per essere letto come un dovere, un incarico, un’imposta che ci spetta — e da cui eccezionalmente possiamo essere esonerati, immuni.