Nientepopodimeno

nien-te-po-po-di-mé-no

Significato Nientemeno, addirittura

Etimologia dalla locuzione niente po’ po’ di meno.

Siamo davanti a una parola brillante, giocosa e paradossale, perché se da un lato è magniloquente ed enfatica all’estremo, dall’altro quel po’ po’ adombra spesso scherzi sempliciotti — e questo genera un piacevole cortocircuito di registro.

Nasce naturalmente a partire da locuzioni come nientedimeno (duecentesca) e nientemeno (cinquecentesca): esse constatano, misurano la statura piena e completa dello straordinario presente, rispetto alla quale non un bottone, non una virgola, non un centimetro difetta. Già questa immagine è magnifica, ma mettiamoci la farcitura in mezzo.

Po’ significa poco (ne è la forma apocopata, si dice); ma simpaticamente il poco poco del po’ po’ ha preso un invariabile tratto ironico, per la precisione antifrastico: significa il contrario di ciò che letteralmente ci dice. Il po’ po’ infatti è diventato il notevole: guarda che po’ po’ di torta che ho preparato, mi tocca leggere questo po’ po’ di tomo, e che po’ po’ di albero che è questo tiglio, davvero imponente.

Il panino del nientepopodimeno, composto coi suddetti ingredienti, inizia a girare intorno alla metà del Novecento, sporadicamente. Ma c’è stato qualcuno che l’ha raccolto e reso celebre per il vasto pubblico televisivo.

Fra il ‘57 e il ‘60 andò in onda un famoso programma, Il Musichiere, un quiz musicale (il primo) a cui partecipavano anche celebrità dei tempi: era presentato da Mario Riva, che soleva usare, per introdurle con enfasi, proprio l’espressione nientepopodimeno (forse nel suo caso dovremmo parlare di un nientepopodimenoché).

Dopo quattro anni di puntate, l’espressione ha lasciato un marchio indelebile sulla lingua, ed è senz’altro una delle parole lanciate in ambito televisivo che si è rivelata meno effimera, tant’è che siamo qui a parlarne, quando l’eco di Riva si è spenta da molto.

Così possiamo dire che alla rappresentazione è venuta nientepopodimeno che la direttrice, il giornalista entusiasta ricorda che l’istituzione festeggia nientepopodimeno che il centesimo anniversario, e alla cena ci sarà nientepopodimeno che il marito della prozia, che è conte e non sparecchia.

L’eleganza del nientedimeno viene slargata dal po’ po’ in un’enfasi tanto esagerata da non poter risultare seria. È un ‘addirittura’, un ‘perfino’ che nei casi più innocui è divertito, complice, o che pecca venialmente di bonomia eccessiva, e nei più taglienti è un’acre presa in giro.

Infine, va considerato che non si può inserire il suono ‘popò’ in una parola e farla franca. Il popò e la popò (anche se etimologicamente non c’entrano) sono termini riconoscibili in maniera troppo immediata — e anche il più schietto dei nientepopodimeno è conscio di contrabbandarli.

Non è una caratteristica centrale né rende lo scherzo più raffinato, per quanto, giocando in modo antifrastico sul valore, un richiamo alla cacca o al sedere non sia peregrino: lo rende solo più facile, e chi ci vuol far ridere difficilmente userà questa parola senza un sorriso malizioso, senza l’ombra di un’allusione incidentale. È come passare sotto a quel pesco che pende sulla strada: anche senza fermarti sai che potresti allungare la mano.

Parola pubblicata il 07 Maggio 2020