SignificatoChe non può essere pensato, immaginato; incredibile
Etimologia voce dotta recuperata dal latino inopinabilis, derivato di opinabilis ‘opinabile’, a sua volta da opinari ‘pensare, stimare, ritenere’, con prefisso negativo in-.
Che magnifica coerenza: ‘inopinabile’ non è il contrario di ‘opinabile’. È precisamente costruito come tale, ma va da tutta un’altra parte — peraltro molto interessante.
Non è difficile immaginare che se parliamo di opinabile, parliamo di opinioni, e in particolare di qualcosa che comporta un’opinione personale o che comunque è discutibile. Una soluzione opinabile ha l’arbitrio di un giudizio personale, e perciò del tutto controvertibile. Da questa bella cengia di significato, spingiamoci lungo un passaggio più scivoloso.
Si può avere un’opinione su tutto? Be’, di certo conosciamo persone che paiono avercela — ma ci sono dei limiti oggettivi. L’opinione deve vertere su qualcosa di pensabile, di immaginabile, di prevedibile, deve interessare qualcosa di organicamente inserito in una certa prospettiva sul mondo. Sull’alieno, sull’incredibile si può ritenere ben poco: la loro stranezza è brulla di congetture, e pare non consista in qualcosa che si possa stimare, valutare. Questo è l’inopinabile.
Capiamo su quale versante si distingua anche dall’inopinato: l’inopinato è imprevisto, inatteso — ma quante cose sono impreviste e inattese ma perfettamente prevedibili e attendibili. L’inopinabile si attesta a un grado superiore: l’impensabile.
Beninteso, il più delle volte il nostro concetto di ‘impensabile’ è pianamente iperbolico: in realtà lo pensiamo benissimo, ma certo è una presentazione intensa. L’inopinabile si muove in questa zona dell’inimmaginabile.
Posso parlare degli scenari inopinabili che si aprono in conseguenza di un’azione radicale; posso leggere degli inopinabili misfatti di una persona che pareva tanto a modo; posso parlare degli esiti inopinabili dell’interpretazione di una legge condotta con fantasia e rigore.
Sentiamo con quale finezza esprime il concetto: i sinonimi che abbiamo già citato, come l’inimmaginabile, l’imprevedibile, l’impensabile, hanno un che di drammatico, che deriva forse dalla loro trasparenza, dalla chiarezza con cui esiliano una possibilità (anche esagerando). L’inopinabile, in virtù della sua maggior difficoltà di decodifica, pare più sobrio ed elegante — oltre a dare al discorso un’immediata aura di ricercatezza.
Sì, in passato l’inopinabile è stato anche un ‘non soggetto a opinione’ — è il significato che forse ci aspettavamo, e queste sono parole esploratissime; ma è straordinario che questo significato, che leggiamo con tanta chiarezza, sia stato rivisto dalla mente collettiva dalla lingua in maniera così originale e laterale. Quasi inopinabile. Ma dopotutto, semplicemente riattinge alla vena primaria dell’opinari latino, che era, prima di ogni altra cosa, un pensare.
Che magnifica coerenza: ‘inopinabile’ non è il contrario di ‘opinabile’. È precisamente costruito come tale, ma va da tutta un’altra parte — peraltro molto interessante.
Non è difficile immaginare che se parliamo di opinabile, parliamo di opinioni, e in particolare di qualcosa che comporta un’opinione personale o che comunque è discutibile. Una soluzione opinabile ha l’arbitrio di un giudizio personale, e perciò del tutto controvertibile. Da questa bella cengia di significato, spingiamoci lungo un passaggio più scivoloso.
Si può avere un’opinione su tutto? Be’, di certo conosciamo persone che paiono avercela — ma ci sono dei limiti oggettivi. L’opinione deve vertere su qualcosa di pensabile, di immaginabile, di prevedibile, deve interessare qualcosa di organicamente inserito in una certa prospettiva sul mondo. Sull’alieno, sull’incredibile si può ritenere ben poco: la loro stranezza è brulla di congetture, e pare non consista in qualcosa che si possa stimare, valutare. Questo è l’inopinabile.
Capiamo su quale versante si distingua anche dall’inopinato: l’inopinato è imprevisto, inatteso — ma quante cose sono impreviste e inattese ma perfettamente prevedibili e attendibili. L’inopinabile si attesta a un grado superiore: l’impensabile.
Beninteso, il più delle volte il nostro concetto di ‘impensabile’ è pianamente iperbolico: in realtà lo pensiamo benissimo, ma certo è una presentazione intensa. L’inopinabile si muove in questa zona dell’inimmaginabile.
Posso parlare degli scenari inopinabili che si aprono in conseguenza di un’azione radicale; posso leggere degli inopinabili misfatti di una persona che pareva tanto a modo; posso parlare degli esiti inopinabili dell’interpretazione di una legge condotta con fantasia e rigore.
Sentiamo con quale finezza esprime il concetto: i sinonimi che abbiamo già citato, come l’inimmaginabile, l’imprevedibile, l’impensabile, hanno un che di drammatico, che deriva forse dalla loro trasparenza, dalla chiarezza con cui esiliano una possibilità (anche esagerando). L’inopinabile, in virtù della sua maggior difficoltà di decodifica, pare più sobrio ed elegante — oltre a dare al discorso un’immediata aura di ricercatezza.
Sì, in passato l’inopinabile è stato anche un ‘non soggetto a opinione’ — è il significato che forse ci aspettavamo, e queste sono parole esploratissime; ma è straordinario che questo significato, che leggiamo con tanta chiarezza, sia stato rivisto dalla mente collettiva dalla lingua in maniera così originale e laterale. Quasi inopinabile. Ma dopotutto, semplicemente riattinge alla vena primaria dell’opinari latino, che era, prima di ogni altra cosa, un pensare.