Opinare
o-pi-nà-re (io o-pì-no)
Significato Pensare, ritenere
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino opinari ‘ritenere, giudicare, supporre’.
Parola pubblicata il 24 Gennaio 2021
o-pi-nà-re (io o-pì-no)
Significato Pensare, ritenere
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino opinari ‘ritenere, giudicare, supporre’.
Parola pubblicata il 24 Gennaio 2021
Nessuno trova difficile usare il termine ‘opinione’ – è corrente, comunissimo. E in effetti facile e versatile, un bel minestrone di idee, giudizi, convincimenti personali senza troppe pretese. Invece il verbo ‘opinare’ si rivela di uso più complesso e raffinato, ricco di sfumature contrastanti, anche se la pasta non cambia di molto.
Davanti alla proposta posso opinare che la realizzazione mi sembra onerosa, si può opinare che un po’ di ragione sta da entrambe le parti, e si può decidere di far quel che si vuole checché ne opinino gli altri. Un pensare, un credere, un sostenere, un osservare, un ritenere, uno stimare – eppure differente.
Si vede che c’è un tratto strutturato, nell’azione di opinare. Non è un pensare sragionato, irriflesso, ha un peso di costruzione – e contribuisce a questo senso anche il suo registro un po’ sostenuto. E però l’opinare è anche un atto mobile, immediato, informale, libero e agile quanto un’opinione, di quelli che non richiedono fondamenti profondi, posizioni radicate né adesioni durature.
Questo si apprezza bene negli altri composti dell’opinare: l’opinabile non è ciò che per essere infirmato richiede uno sforzo serio – un confutabile, un controvertibile, un oppugnabile. Più semplicemente, è ciò su cui in modo ragionevole ma rilassato si può avere un’opinione diversa, o che la comporta – un discutibile, anche se forse il discutibile adombra in maniera più netta un contrasto. Anche l’inopinato, per contro, ci dà la dimensione dell’opinare: è l’improvviso, l’imprevisto, e perciò ci rende l’idea che invece l’opinato, e quindi l’opinare, contenga una forma di previsione, di attesa. Niente di troppo calcolato, beninteso.
Il risultato – per come è maturato ad oggi, dopo una storia lunga quanto la nostra lingua, in cui sfumature e usi si sono avvicendati a valzer – è una miscela davvero curiosa: otteniamo un pensare che ha un’innegabile leggerezza ma anche una chiara presenza; mostra una matrice di osservazione, di scelta (l’opinari latino è da molti considerato un derivato di optare – pur con qualche incertezza) ma che conserva un certo distacco, non troppo coinvolta.
Se opìno che nei cannoli i canditi vanno messi a guarnizione e non mescolati nella ricotta, se opiniamo che le gerbere siano i soli fiori da regalare all’amata, se lo zio opina che sì, ottimo lo Château Margaux, ma come il vino del contadino non ce n’è… Forse l’opinare svela che il suo essere dimesso ed elegante sta nel modo in cui accetta il taglio labile dell’opinione.