Labile

là-bi-le

Significato Effimero; debole; instabile; che fluisce

Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo labilis, da labi ‘scivolare’.

  • «Di lui non ho che un labile ricordo.»

È una parola che riusciamo a far funzionare tanto meglio, se abbiamo presente la sua etimologia. Infatti il suo riferimento originario ha una poesia chiara e netta da cui tutto consegue — e però non è dei più trasparenti.

La prosapia del verbo latino labi ha avuto una certa fortuna — ma è molto varia, e fatichiamo a sentirla come una famiglia unica. Significa ‘scivolare’, e fra l’altro è il nonno del lavoro (labor è la fatica che fa vacillare), il suo participio passato è il lapsus, che per via popolare diventa il lasso (di tempo), e ne derivano anche il collabente e il collasso.

Ora, ‘labile’ è una parola che ha avuto una sorte interessante: nell’Ottocento si è fatta desueta, ma è stata recuperata con forza nel Novecento. Ha avuto un’importante gestazione letteraria, ma ha saputo entrare nell’uso, specie con alcune espressioni.

L’equazione labile = scivoloso ci può in effetti condurre a molti lidi: il labile è fugace, il labile è debole, il labile è instabile, il labile fluisce. Ma adesso non fatichiamo a notare come è che sono tutti tenuti insieme.

Posso parlare delle risorse profuse ad accaparrarsi beni labili, posso parlare della labile pace pattuita fra le parti; posso parlare di come le foto conservino un ricordo labile delle cose, o di come la zia lamenti la sua memoria labile, e che un tempo era di ferro; posso parlare della labile argomentazione addotta a sostegno di una tesi, di premesse labili che non reggono alla minima verifica, ma anche di composti chimici labili che richiedono una gestione meticolosa; posso anche parlare delle acque labili del canale che calmo fluisce al mare, dei labili rivoli sotto al marciapiede; posso parlare di una psiche labile, facilmente influenzabile, di un labile equilibrio mentale, così sudato, così fragile.

Il labile trova un manico unico per una quantità di concetti che altrimenti richiedono parole sparpagliate. E lo riesce a fare delineandoci non una fragilità strutturale, interna, che si ripercuote su stabilità, resistenza e durevolezza, ma una tendenza alla scivolata che è decisamente spassionata — anzi spesso nell’ordine naturale delle cose, effimere e transeunti.
Certo qualificare una mente come labile si porta dietro qualche impressione, ma l’altezza della parola la conserva delicata e tiepida. Una risorsa versatile ed elegante, di un’agilità semantica davvero rara.

Parola pubblicata il 17 Dicembre 2025 • di Giorgio Moretti