Sparpagliare

spar-pa-glià-re (io spar-pà-glio)

Significato Spargere disordinatamente, disperdere

Etimologia etimo incerto, forse dalla voce ricostruita del latino parlato disparpalliare.

È una parola comune e contornata di sinonimi, ma con le sue capacità evocative non teme rivali.

Purtroppo nel sondare lo sparpagliare l’etimologia è di scarso aiuto, perché i punti fermi in questo caso sono pochi e poco eloquenti, per quanto simpatici: una certa diffusione fra le lingue romanze depone a favore di un antenato comune nel latino parlato, un ipotetico disparpalliare, ma gli appigli nel latino classico sono quantomai incerti.

Solo in Petronio (quello del versipelle) si trova l’indizio della locuzione dispare pallavit, nel suo Satyricon, citata quando a parlare sono liberti volgarotti e un po’ sgrammaticati — e non è precisamente chiaro che cosa significhi (uno invita l’altro in campagna, Troveremo qualcosa da mangiare, un pollo, delle uova; sarà bello, anche se quest’anno il maltempo dispare pallavit tutto, alla fine troveremo di che riempirci.) Un rovinare, uno squassare; ci suona dentro un ‘dispari’, questo forse si può dire.

Certo, anche verbi come ‘spargere’ e ‘disseminare’ non danno l’idea di una distribuzione ordinata, ma lo sparpagliare li surclassa. Il valletto regale sparge petali di rosa, se li sparpagliasse la regina lo farebbe gettare nelle segrete; se diciamo che l’autore dissemina citazioni nei suoi lavori siamo ammirati, se diciamo che sparpaglia citazioni ci pare subito un cialtrone che vorrebbe darsi un tono.

Lo spargere e il disseminare non sono ordinati, ma hanno una loro uniformità, e sono spesso funzionali e pensati. E anche quando non lo sono, come quando spargo il latte sul tavolo o dissemino i semi di zucca sul tappeto, non si arriva nemmeno vicini al caos che farei sparpagliando il latte, o sparpagliando i semi di zucca (nei quali casi forse sono anche un po’ carogna).

Inoltre lo sparpagliare si estende tendenzialmente in modo bidimensionale (difficile dire che si sparpagli un profumo) e permanente. Ciò che si sparpaglia si estende in maniera confusionaria ma non sparisce, resta lì. Questa è una differenza notevole rispetto al disperdere: se una folla si disperde o si sparpaglia la differenza si vede, nel primo caso si scioglie ai minimi termini fino all’irrilevanza, nel secondo caso si aggruma, si ridistribuisce qua e là.

È un significato che trionfa nel suono, sufficientemente sgangherato, esplosivo, arrotato e molle insieme da rappresentare un caos senza capo né coda, e sufficientemente ripetitivo e cadenzato da figurare chiazze, mucchi, ciuffi, gruppi.

Ancora una volta, una parola che ha una personalità tale da reggere da sola il colore della frase intera in cui si trova, che brilla misteriosamente nell’italiano già dalla sua gestazione.

Parola pubblicata il 09 Maggio 2020