Collabente

col-la-bèn-te

Significato Di un organo cavo, afflosciato fino a far toccare le sue opposte pareti; di un edificio, in rovina

Etimologia participio presente del verbo collabire, voce dotta recuperata dal latino collabi ‘squassarsi, cadere’.

Una parola che viene usata solo nel lessico medico e in quello catastale può non conquistare tutti al primo sguardo. Ma l’immagine che vi troviamo è talmente forte e riconoscibile che potrebbe essere usata in maniera ben più variegata.

È il participio presente del verbo ‘collabire’, usato nei medesimi contesti. Si tratta di un latinismo, emerso solo negli anni Cinquanta: l’originale verbo collabi (propriamente ‘cadere insieme’) descriveva uno sconquassarsi, un crollare, ed è stato recuperato, in ambito medico, con un significato molto preciso: collabiscono gli organi cavi che si afflosciano tanto da far toccare le loro opposte pareti, anche fino a farle combaciare del tutto - per fisiologica conformazione o per patologia. Ad esempio si può descrivere l’uretra come un canale collabente, si può parlare di come la scarsa pressione faccia collabire il vaso sanguigno.

Queste immagini sono state impiegate anche nel lessico edilizio e catastale per quegli edifici inagibili che versano in condizioni di irrecuperabile rovina e ormai valgono il terreno su cui sono costruiti - quasi che il tempo li abbia fatti afflosciare come una vescica moscia, col tetto sgonfio e i muri marciti che smottano gli uni sugli altri. Non rovine romantiche.

immagini forti, di bella presa, e che non troviamo solo qui. Ci mangiamo, in torva solitudine, il soufflé collabente che ieri sera non abbiamo avuto il cuore di servire agli ospiti; l’amico alla festa indossa un’alta corona di carta collabente che gli ciondola ai lati della testa; e per non far finire l’estate ci rifiutiamo inconsciamente di mettere via la piscina gonfiabile, ormai collabente e piena di alghe e girini.

Insomma, è una parola molto più utile di quel che pare: ci permette di infilare in maniera incisiva nei nostri discorsi l’immagine esatta, e davvero ricorrente, della cavità che si affloscia su sé stessa. Mica male.

Parola pubblicata il 21 Gennaio 2018