Minestra

mi-nè-stra

Significato Vivanda a base di pasta, riso, cereali, legumi e verdure, servita in brodo

Etimologia da minestrare, variante di ministrare, voce dotta presa in prestito dall’uguale verbo latino ministrare ‘servire’, derivato di minister, a sua volta derivato di minus ‘meno’.

Alcune parole fanno parte di famiglie che hanno una nobiltà profonda, anche se a vederle paiono dimesse, parole da desco della nonna. E tale è la poco entusiasmante minestra, vera antonomasia del pasto povero, che però nel suo suono ci racconta una lunghissima storia, che ha portato l’umile alle massime altezze.

La definizione di ‘minestra’ ci tocca poco: è un genere di pietanza della nostra più antica tradizione culinaria, e pur nella sua varietà sappiamo distinguere la minestra dalla non-minestra in maniera intuitiva — non ci interroghiamo molto sulla natura della minestra, insomma. Ciò nondimeno… possiamo dire che è una vivanda variamente a base di verdure, riso, pasta, cereali, e certo anche legumi, servita brodosa. Se minestrina, tende a una grana più fine e a una certa leggerezza di brodo, se minestrone, tende invece ad avere una quantità di verdura più rilevante, e a pezzi più grossi. Il termine base ‘minestra’ è attestato addirittura negli anni ‘20 del Duecento, (pare) dalla mano di Garzo, bisnonno di Petrarca.

Si tratta nientemeno che di un derivato del verbo ‘minestrare’ (desuetissimo), che nei suoi significati ha quello peculiare di ‘scodellare la minestra’, ma che è anche una variante del (comunque desueto) ‘ministrare’. Ora, ‘ministrare’ è una voce dotta presa in prestito pari pari dal latino, e ha una serie di significati notevoli. Significa innanzitutto ‘servire’ — in particolare nel senso del servire a una mensa, che è quasi un ‘servire’ per eccellenza. Ma abbraccia tutta la gamma di mansioni che chi serve può avere: dopotutto, è un derivato di minister, e questo trae il suo nome da minus ‘meno’ (infatti etimologicamente il contrario di ministro è maestro, che alla fine è dal latino magis, ‘più’).

L’arcipelago di parole che etimologicamente colleghiamo al minister — dall’amministratore al menestrello, dal mestiere al ministero, dal somministrare alla minestra — coglie e matura e offre in tutti i suoi esiti l’importanza cardinale della posizione di chi serve. L’amministratore gestisce e guida (nell’interesse del padrone), il menestrello addetto dà linfa all’arte delle corti, il mestiere è addirittura la professione, il ministero è un vertice dell’amministrazione dello Stato, la somministrazione è il ‘dare’ più regolato che abbiamo, la minestra è letteralmente il pasto servito.

Resta modesta: è anche il referente delle nostre metafore riguardo alla novità, perché niente può essere nuovo o solito quanto il cibo quotidiano, quanto la minestra. Lo è quando parliamo di qualcosa che si tenta di proporre nuovamente come fresco (ed è una minestra riscaldata), o quando invece ci sembra sempre uguale (la stessa minestra). Ma conserva il nome del pasto servito, e un’antonomasia del genere ci dice che le ramificazioni genealogiche dei nostri nonni ne hanno mangiata fino allo sfinimento, di minestra, e che essa è il servizio, il meno che ha retto tutto quanto.

Parola pubblicata il 08 Marzo 2020