Valzer
Le parole della musica
vàl-zer
Significato Danza in tempo ternario, ballata in coppia; musica d’accompagnamento al ballo; musica indipendente dal ballo, ma ispirata a questo
Etimologia dal tedesco Walzer, derivato da walzen, propriamente ‘rullare, rotolare’, da Walze ‘rullo, cilindro’, collegato al verbo latino vòlvere.
Parola pubblicata il 03 Gennaio 2021
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Le prime immagini che vengono in mente pensando a questa danza sono ormai stereotipate: eleganti feste in salotti aristocratici, come ne Il Gattopardo di Luchino Visconti o nel concerto di Capodanno. In realtà, però, le sue origini sono ben diverse.
Infatti, tra i numerosi balli popolari esistenti nelle aree di lingua germanica sin dal XV secolo, quelli con evoluzioni roteanti potrebbero essere considerati antenati del valzer.
La prima attestazione del termine walzen per descrivere un ballo comparve nella commedia Der auf das neue begeisterte di Kurz-Bernardon del 1754, stessa epoca in cui alcune Deutscher, o ‘danze tedesche’, in tempo ternario, fecero il loro ingresso nelle sale da ballo europee. A differenza di quanto avveniva nelle danze francesi di corte, qui i ballerini erano abbracciati in posizione frontale, chiusa e non aperta come nel minuetto, e giravano rapidamente l’uno intorno all’altro. Questa nuova postura, molto confidenziale, fu da alcuni aspramente criticata, ma la semplicità del valzer che contrastava con il carattere aristocratico del minuetto, contribuì a procurargli popolarità, così che alla fine del Settecento valicò i primitivi confini, dilagando con furore.
Ben presto furono scritte pagine di fuoco per dimostrare quanto il valzer ‘nuocesse gravemente alla salute’, del corpo e dell’anima. Basti dire che nel 1797 Salomo Jakob Wolf pubblicò a Halle un opuscolo intitolato, più o meno: ‘La prova che il valzer è una delle principali fonti di debolezza del corpo e della mente della nostra generazione’.
Come spesso avviene in questi casi, il divieto accende il desiderio: il valzer si dimostrò la forma di danza più praticata e longeva. La sua influenza sulla storia della musica fu probabilmente maggiore di quella di qualsiasi altro ballo, con la possibile eccezione del solito minuetto!
Il valzer cominciò a delinearsi musicalmente con Aufforderung zum Tanz (1819) famoso rondò per pianoforte di Carl Maria von Weber alla cui struttura formale s’ispirarono Johann Struss padre (1804–1849) e Joseph Lanner (1801–1843), che elevarono ulteriormente il valzer al rango di composizione, oltre che di ballo. Quando Strauss viaggiò in tournée con la sua orchestra, il valzer divenne un fenomeno internazionale. Con Johann (1825–1899) e Josef Strauss, entrambi figli di Johann Struss, il valzer raggiunse l’apice artistico, affermandosi come simbolo di un’epoca gioiosa ed elegante. Esportato nel resto d’Europa, fino alle Americhe, s’ibridò in numerose varianti come nel moderato Boston, o nel Tango vals. Tuttavia, con la Prima Guerra mondiale e la conseguente disfatta dell’impero austro-ungarico, Vienna perse il primato culturale e il valzer fu considerato musica del passato.
Il valzer è in tempo 3/4 e solitamente prevede un’introduzione di carattere estraneo a quello della stessa composizione, spesso un enfatico Adagio, o una breve Fantasia; può essere, inoltre, un pezzo espressivo o di virtuosismo tecnico, avulso dal ballo. Analogamente a quel che accadde con altre danze, la forma tipica tradizionale fu infatti adattata all’intenzione estetica dei compositori, come Fryderyk Chopin (1810–1849); nella sua breve vita compose diciannove valzer per pianoforte.
Il valzer divenne un elemento centrale nell’operetta (per esempio Tace il labbro, nella versione italiana della Vedova allegra di Franz Lehar). Fu utilizzato nell’opera teatrale (il Brindisi della Traviata di Verdi) , nel balletto (il Valzer dei fiori di Čajkovskij), o nel poema coreografico La Valse di Ravel.
Per inciso, mentre gli Strauss padre e figli erano viennesi, Richard Strauss (1864–1949), il compositore di Also spracht Zarathustra, reso celebre da 2001 Odissea nello spazio di Kubrick, era invece tedesco purosangue.
Il valzer trovò posto anche nel repertorio storico della musica leggera (Parlami d’amore Mariù) e nel cinema di Walt Disney (La Bella addormentata) .
Tuttavia, la sua espressione tipica rimane quella del valzer viennese del secondo Ottocento, suonato con i caratteristici ‘rubato’ e le lievi anticipazioni sul secondo tempo.
Oggi manteniamo vivo l’uso figurato del termine quando in politica parliamo del valzer delle nomine a un incarico di rilievo; un modo per descrivere un avvicendamento rapido di persone o eventi.
Buon anno!