SignificatoNon tosato; di libro, che ha ancora le pagine non tagliate; nuovo, intatto
Etimologia voce dotta recuperata dal latino intonsus, derivato di tonsus, participio passato di tondère ‘tosare’, con prefisso negativo in-.
È una parola che nel discorso si fa notare: l’intensità con cui ci parla del ‘nuovo’ è accesa, vigorosa, e però la ottiene con finezza, e per una via di totale astrazione. Infatti i suoi riferimenti originari, nella lingua corrente, sono scomparsi all’orecchio — e quindi è scomparsa anche la percezione dello scarto che ha subìto.
Partiamo dal modo in cui un ‘non tagliato’ acquista il significato di ‘nuovo, intatto’. Stiamo parlando di libri.
Un tempo, e fino a non molti decenni fa, i libri differivano da quelli che ci sono familiari oggi anche per questa bizzarra caratteristica: le pagine non erano del tutto separate. Sfogliando il libro, in effetti si sfogliavano fascicoli, che mostravano solo di scorcio il loro contenuto — e certi margini erano da tagliare col tagliacarte. A seconda dell’edizione e quindi del numero di pieghe del foglio stampato, erano da tagliare margini diversi — magari due pagine erano attaccate per il lato lungo, o per quello corto in alto. Chi li stampava non provvedeva, un po’ perché il taglio era più complesso di quanto non sia oggi, un po’ perché era un’usanza con un suo fascino.
Imponeva un’ulteriore lentezza alla lettura. Che ci si dedicasse al taglio di tutte le pagine subito, all’acquisto del libro, o che si tagliassero via via, era un’operazione in più necessaria a disvelare il contenuto del libro. Il risultato non era sempre dei migliori, spesso i margini finivano per essere piuttosto irregolari (e questo dà un’aria caratteristica ai libri vecchi). Ad ogni modo, il libro intonso è il libro le cui pagine non sono state tagliate, e quindi è nuovo, intatto. Per estensione, arrivo a controllare che la torta sia intonsa, temendo che dita furtive abbiano fatto sparire i riccioli di panna, rivendo l’orologio intonso, mai uscito dalla sua scatola, e poi certo cerco un quaderno intonso da cominciare. Ma c’è una piccola assurdità, in questa parola.
‘Intonso’ non significa propriamente ‘non tagliato’: significa ‘non tosato’. Il latino tondère, significava proprio ‘tosare’, cioè l’atto del tagliare capelli e peli. Tant’è che il primo ‘intonso’ è proprio un ‘non rasato’ — se ho la barba intonsa, la testa intonsa, significa questo, non intendo dare l’attributo di ‘intatto’. Piuttosto, come a volte è stato inteso in letteratura, l’intonso sarà capellone e barbone.
Abbiamo detto che i margini delle pagine tagliate spesso non venivano belli precisi come oggi è solito che abbiano anche i peggiori libri da un soldo. Quindi, specie se il libro era di pregio o comunque ci tenevamo, era comune non solo farlo rilegare ex novo, con una rilegatura bella e durevole che sostituisse quella dell’editore che spesso era di semplice cartoncino, ma anche far tosare le pagine, raffilarle perché i margini fossero dritti.
Curiosamente, l’intonso non ha voluto qualificare il libro con margini non raffilati, ma con pagine non tagliate. È un certo tipo di abuso che si è fatto regola, forse per la maggior aria di cura e ordine che trasmette — anche perché proprio lo scarto e l’abuso lo rendono un termine univoco. Se parlo di un libro non tagliato, mi immagino certe parti, in certe versioni, possano essere state accorciate ad usum Delphini, o che un errore di stampa o di rilegatura ne possa aver mozzato parti di certi esemplari.
Così, nell’astrazione di un riferimento desueto scaturito da un verbo improprio, conserviamo una possibilità espressiva tanto brillante.
È una parola che nel discorso si fa notare: l’intensità con cui ci parla del ‘nuovo’ è accesa, vigorosa, e però la ottiene con finezza, e per una via di totale astrazione. Infatti i suoi riferimenti originari, nella lingua corrente, sono scomparsi all’orecchio — e quindi è scomparsa anche la percezione dello scarto che ha subìto.
Partiamo dal modo in cui un ‘non tagliato’ acquista il significato di ‘nuovo, intatto’. Stiamo parlando di libri.
Un tempo, e fino a non molti decenni fa, i libri differivano da quelli che ci sono familiari oggi anche per questa bizzarra caratteristica: le pagine non erano del tutto separate. Sfogliando il libro, in effetti si sfogliavano fascicoli, che mostravano solo di scorcio il loro contenuto — e certi margini erano da tagliare col tagliacarte. A seconda dell’edizione e quindi del numero di pieghe del foglio stampato, erano da tagliare margini diversi — magari due pagine erano attaccate per il lato lungo, o per quello corto in alto. Chi li stampava non provvedeva, un po’ perché il taglio era più complesso di quanto non sia oggi, un po’ perché era un’usanza con un suo fascino.
Imponeva un’ulteriore lentezza alla lettura. Che ci si dedicasse al taglio di tutte le pagine subito, all’acquisto del libro, o che si tagliassero via via, era un’operazione in più necessaria a disvelare il contenuto del libro. Il risultato non era sempre dei migliori, spesso i margini finivano per essere piuttosto irregolari (e questo dà un’aria caratteristica ai libri vecchi). Ad ogni modo, il libro intonso è il libro le cui pagine non sono state tagliate, e quindi è nuovo, intatto. Per estensione, arrivo a controllare che la torta sia intonsa, temendo che dita furtive abbiano fatto sparire i riccioli di panna, rivendo l’orologio intonso, mai uscito dalla sua scatola, e poi certo cerco un quaderno intonso da cominciare. Ma c’è una piccola assurdità, in questa parola.
‘Intonso’ non significa propriamente ‘non tagliato’: significa ‘non tosato’. Il latino tondère, significava proprio ‘tosare’, cioè l’atto del tagliare capelli e peli. Tant’è che il primo ‘intonso’ è proprio un ‘non rasato’ — se ho la barba intonsa, la testa intonsa, significa questo, non intendo dare l’attributo di ‘intatto’. Piuttosto, come a volte è stato inteso in letteratura, l’intonso sarà capellone e barbone.
Abbiamo detto che i margini delle pagine tagliate spesso non venivano belli precisi come oggi è solito che abbiano anche i peggiori libri da un soldo. Quindi, specie se il libro era di pregio o comunque ci tenevamo, era comune non solo farlo rilegare ex novo, con una rilegatura bella e durevole che sostituisse quella dell’editore che spesso era di semplice cartoncino, ma anche far tosare le pagine, raffilarle perché i margini fossero dritti.
Curiosamente, l’intonso non ha voluto qualificare il libro con margini non raffilati, ma con pagine non tagliate. È un certo tipo di abuso che si è fatto regola, forse per la maggior aria di cura e ordine che trasmette — anche perché proprio lo scarto e l’abuso lo rendono un termine univoco. Se parlo di un libro non tagliato, mi immagino certe parti, in certe versioni, possano essere state accorciate ad usum Delphini, o che un errore di stampa o di rilegatura ne possa aver mozzato parti di certi esemplari.
Così, nell’astrazione di un riferimento desueto scaturito da un verbo improprio, conserviamo una possibilità espressiva tanto brillante.