SignificatoChe non si riesce a nascondere, mal dissimulato
Etimologia composto di mal e celato, propriamente participio passato di celare, che è voce dotta recuperata dal latino celare ‘nascondere’.
Qui il malcelato si porta sulle spalle tutto. Non ha sinonimi correnti paragonabili. Può essere reso con perifrasi, che però sono sempre meno a fuoco, meno nette, meno eleganti. Se ci aggiungiamo che ciò su cui si concentra ha un grosso rilievo nei rapporti interpersonali, è proprio il caso di tastarlo meglio.
Abbiamo, ai due poli, l’evidente e il nascosto. L’evidente è palese e non prova nemmeno a camuffarsi, il nascosto latita nell’invisibilità. Ma esistono molte sfumature di ‘nascosto’, e molte sfumature di ‘evidente’: in particolare il nascosto può essere dissimulato, quando ha una componente di finzione; larvato, quando coperto da maschere e velari; e giusto a proposito di velari può essere velato, coperto, adombrato, in una maniera che non svela (!) del tutto ma mostra qualche forma. Sono solo pochi esempi, che però ci aiutano a capire che unicum sia il malcelato.
Il malcelato ci parla con grande chiarezza di un’intenzione, ed è un’intenzione fallita che si nota. Il dissimulato può essere perfetto: un timore dissimulato non si percepisce. Il larvato può essere perfino inconscio: un’ostilità larvata a volte non la distingue nemmeno chi la prova. Il velato, il coperto e l’adombrato possono essere frutto di un sofisticato calcolo d’allusione.Il malcelato, bontà sua, voleva nascondere qualcosa — classicamente un pensiero, una reazione, un sentimento — ma non ce l’ha fatta proprio bene. Ciò che traspare finisce per notarsi, e anzi si fa notare in maniera particolare: non è sfacciato, anzi teoricamente la facciata ha retto, ma gli effetti di ciò che non volevo dare a intendere, dello smascheramento accidentale — e diciamo pure del vedo/non vedo — sono celebri. Sentiamoli bene.
Il malcelato rammarico per un successo altrui che filtra fra le congratulazioni, com’è? È misero, doppio: non ha nemmeno le sottili virtù di una faziosità onesta e spontanea. La malcelata simpatia di qualcuno verso un criminale ci sorprende: dietro il contegno presentabile, strisciano sentimenti cupi. E la malcelata vanità con cui qualcuno accetta un nostro complimento ci fa capire quanto la lusinga possa essere efficace per nostri scopi — anche se il complimento è minimizzato e quasi respinto.
Nel malcelato trapela qualcosa che non si riesce a trattenere, a raffrenare, a reprimere.
Capiamo quindi che grado di finezza abbia la sua osservazione: rappresenta la situazione psicologica complessa in cui traspare una verità. Nel pensiero che riesce a discernere la discrasia fra l’esterno e l’interno grazie a una crepa, a una copertura stiracchiata, a una velatura smagliata, sta un’intelligenza profonda.
Ad ogni modo, se ci piace, un buon sinonimo più raro ma simile e comprensibile esiste: è il ‘malcoperto’. Ha una grana di concetto più grossa, un tessuto più pesante tirato sciattamente a occultare qualcosa, ma anch’esso ha una sua finezza. Forse è anche più simpatico.
Qui il malcelato si porta sulle spalle tutto. Non ha sinonimi correnti paragonabili. Può essere reso con perifrasi, che però sono sempre meno a fuoco, meno nette, meno eleganti. Se ci aggiungiamo che ciò su cui si concentra ha un grosso rilievo nei rapporti interpersonali, è proprio il caso di tastarlo meglio.
Abbiamo, ai due poli, l’evidente e il nascosto. L’evidente è palese e non prova nemmeno a camuffarsi, il nascosto latita nell’invisibilità. Ma esistono molte sfumature di ‘nascosto’, e molte sfumature di ‘evidente’: in particolare il nascosto può essere dissimulato, quando ha una componente di finzione; larvato, quando coperto da maschere e velari; e giusto a proposito di velari può essere velato, coperto, adombrato, in una maniera che non svela (!) del tutto ma mostra qualche forma. Sono solo pochi esempi, che però ci aiutano a capire che unicum sia il malcelato.
Il malcelato ci parla con grande chiarezza di un’intenzione, ed è un’intenzione fallita che si nota. Il dissimulato può essere perfetto: un timore dissimulato non si percepisce. Il larvato può essere perfino inconscio: un’ostilità larvata a volte non la distingue nemmeno chi la prova. Il velato, il coperto e l’adombrato possono essere frutto di un sofisticato calcolo d’allusione.Il malcelato, bontà sua, voleva nascondere qualcosa — classicamente un pensiero, una reazione, un sentimento — ma non ce l’ha fatta proprio bene. Ciò che traspare finisce per notarsi, e anzi si fa notare in maniera particolare: non è sfacciato, anzi teoricamente la facciata ha retto, ma gli effetti di ciò che non volevo dare a intendere, dello smascheramento accidentale — e diciamo pure del vedo/non vedo — sono celebri. Sentiamoli bene.
Il malcelato rammarico per un successo altrui che filtra fra le congratulazioni, com’è? È misero, doppio: non ha nemmeno le sottili virtù di una faziosità onesta e spontanea. La malcelata simpatia di qualcuno verso un criminale ci sorprende: dietro il contegno presentabile, strisciano sentimenti cupi. E la malcelata vanità con cui qualcuno accetta un nostro complimento ci fa capire quanto la lusinga possa essere efficace per nostri scopi — anche se il complimento è minimizzato e quasi respinto.
Nel malcelato trapela qualcosa che non si riesce a trattenere, a raffrenare, a reprimere.
Capiamo quindi che grado di finezza abbia la sua osservazione: rappresenta la situazione psicologica complessa in cui traspare una verità. Nel pensiero che riesce a discernere la discrasia fra l’esterno e l’interno grazie a una crepa, a una copertura stiracchiata, a una velatura smagliata, sta un’intelligenza profonda.
Ad ogni modo, se ci piace, un buon sinonimo più raro ma simile e comprensibile esiste: è il ‘malcoperto’. Ha una grana di concetto più grossa, un tessuto più pesante tirato sciattamente a occultare qualcosa, ma anch’esso ha una sua finezza. Forse è anche più simpatico.