Fazioso
fa-zió-so
Significato Di parte, intollerante, accanito
Etimologia voce dotta recuperata dal latino factiosus, da factio ‘fazione’.
- «È un individuo fazioso, non mi aspetto che riconsideri la sua posizione.»
Parola pubblicata il 01 Agosto 2025
Questa è una parola corrente ma piacevolmente sofisticata per indicare (e giudicare) un certo modo di essere ‘di parte’. Peraltro ci dà occasione di sorprendere certe considerazioni che la lingua custodisce (o forse dovremmo dire ‘contrabbanda’).
L’essere di parte non è certo un male in assoluto. Ci si può schierare anche contro la scelleratezza, contro l’errore — anzi qualcuno direbbe che ci si deve schierare, in questi casi — ma per qualche recondito motivo l’atto di prendere posizione è volentieri giudicato problematico, e nel migliore dei casi sospetto.
Una persona che si schiera, una persona che prende parte, una persona che sta con una fazione può essere dipinta e giudicata come come intollerante, estremista. Si sottintende che con persone schierate si ragioni male, che chi si muove per partigianeria sia chiuso a ogni ripensamento, che il fazioso sia tendenzioso, prevenuto e ottuso, e non alieno a una certa violenza. Insomma esiste una saggezza pelosa che informa la lingua, e che trova giusta una lucidità equidistante e tiepida, senza strepiti, che tira dritto lontano dai guai — mentre chi prende parte, mettila come vuoi, è una testa calda, probabilmente anche un pericolo.
Ora, se lo schierato riesce comunque ad avere una sua versatile neutralità, e se il partigiano è cresciuto anche al sole della Resistenza, il carattere del fazioso da sempre è considerato poco di buono, e lo è ancora in maniera praticamente invariabile.
Il factiosus nasce dalla factio (da cui la nostra ‘fazione’), che deriva da fàcere, cioè ‘fare’. La fazione viene in effetti concepita come gruppo che condivide (senti bello) un modo di fare. Difficile dire quale gruppo non condivida un modo di fare, e altrettanto difficile dare un’indicazione più essenziale di che cosa stringa il gruppo: quanta poesia, nella primavera remota della lingua.
Ad ogni modo, questo ‘modo di fare’ non deve aver buttato al meglio: quest’associazione ha preso la forma del gruppo di ultras che sostenevano gli aurighi del circo, così come quella di partito politico — ma specie di partiti sediziosi, e in particolare di sedizioni… dall’alto.
Il factiosus aveva spesso un profilo da oligarca, capace di esercitare influenze, di muovere trame con prontezza, di attivare inganni — se non era un semplice intrigante turbolento.
Accanito, intransigente, estremo: in italiano il fazioso, recuperato nel Cinquecento, ha la faccia di una persona che non è solo parziale, ma che è fanatica e perfino settaria, nel modo che ha di sostenere la sua tesi e le sue posizioni. Certo si può usare per descrivere il ‘non obiettivo’, ma lo fa con un’intensità che sbava un po’, perché arriva facilmente all’intollerante. Possiamo tenere ancora come paradigma utile la figura del tifoso, antico o no.
Posso parlare di come una candidatura sia stata blindata in maniera faziosa da una lista politica; posso parlare delle riviste faziose che legge la zia, tutte tese al discredito, e a far quadrato intorno a figure miserabili (lei trova faziose quelle che leggo io); o posso parlare dei commenti faziosi di un fatto di cronaca.
Da notare la prossimità col tendenzioso (altro termine accessibile ma sofisticato), che però è più sottile nella sua parzialità ideologica, pende in maniera più discreta; il fazioso tende ad abbaiare.
Il risultato è una parola molto affilata, che può finire per essere faziosa a sua volta.