Malcelato
ma-ce-là-to
Significato Che non si riesce a nascondere, mal dissimulato
Etimologia composto di mal e celato, propriamente participio passato di celare, che è voce dotta recuperata dal latino celare ‘nascondere’.
- «Me l'ha spiegato di nuovo, ma con malcelato fastidio.»
Parola pubblicata il 19 Settembre 2025
Qui il malcelato si porta sulle spalle tutto. Non ha sinonimi correnti paragonabili. Può essere reso con perifrasi, che però sono sempre meno a fuoco, meno nette, meno eleganti. Se ci aggiungiamo che ciò su cui si concentra ha un grosso rilievo nei rapporti interpersonali, è proprio il caso di tastarlo meglio.
Abbiamo, ai due poli, l’evidente e il nascosto. L’evidente è palese e non prova nemmeno a camuffarsi, il nascosto latita nell’invisibilità. Ma esistono molte sfumature di ‘nascosto’, e molte sfumature di ‘evidente’: in particolare il nascosto può essere dissimulato, quando ha una componente di finzione; larvato, quando coperto da maschere e velari; e giusto a proposito di velari può essere velato, coperto, adombrato, in una maniera che non svela (!) del tutto ma mostra qualche forma. Sono solo pochi esempi, che però ci aiutano a capire che unicum sia il malcelato.
Il malcelato ci parla con grande chiarezza di un’intenzione, ed è un’intenzione fallita che si nota. Il dissimulato può essere perfetto: un timore dissimulato non si percepisce. Il larvato può essere perfino inconscio: un’ostilità larvata a volte non la distingue nemmeno chi la prova. Il velato, il coperto e l’adombrato possono essere frutto di un sofisticato calcolo d’allusione.Il malcelato, bontà sua, voleva nascondere qualcosa — classicamente un pensiero, una reazione, un sentimento — ma non ce l’ha fatta proprio bene. Ciò che traspare finisce per notarsi, e anzi si fa notare in maniera particolare: non è sfacciato, anzi teoricamente la facciata ha retto, ma gli effetti di ciò che non volevo dare a intendere, dello smascheramento accidentale — e diciamo pure del vedo/non vedo — sono celebri. Sentiamoli bene.
Il malcelato rammarico per un successo altrui che filtra fra le congratulazioni, com’è? È misero, doppio: non ha nemmeno le sottili virtù di una faziosità onesta e spontanea. La malcelata simpatia di qualcuno verso un criminale ci sorprende: dietro il contegno presentabile, strisciano sentimenti cupi. E la malcelata vanità con cui qualcuno accetta un nostro complimento ci fa capire quanto la lusinga possa essere efficace per nostri scopi — anche se il complimento è minimizzato e quasi respinto.
Nel malcelato trapela qualcosa che non si riesce a trattenere, a raffrenare, a reprimere.
Capiamo quindi che grado di finezza abbia la sua osservazione: rappresenta la situazione psicologica complessa in cui traspare una verità. Nel pensiero che riesce a discernere la discrasia fra l’esterno e l’interno grazie a una crepa, a una copertura stiracchiata, a una velatura smagliata, sta un’intelligenza profonda.
Ad ogni modo, se ci piace, un buon sinonimo più raro ma simile e comprensibile esiste: è il ‘malcoperto’. Ha una grana di concetto più grossa, un tessuto più pesante tirato sciattamente a occultare qualcosa, ma anch’esso ha una sua finezza. Forse è anche più simpatico.