SignificatoFigura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con un altro secondo analogia, rispetto a cui è sottintesa una similitudine; traslato
Etimologia dal greco metaphorà trasferimento, composto da meta oltre e phero portare.
Questo è un caso in cui inquadrare un processo linguistico come figura retorica ti dà la netta impressione di essere riduttivo.
Infatti la metafora non è un mezzo espressivo qualunque, né è un semplice vezzo. È un metodo di arricchimento del pensiero attraverso la ricombinazione di elementi comuni. Pervade incessantemente la lingua e il pensiero: in auto sono un fulmine, l’azienda è piena di squali, l’entusiasmo arde; in generale, parte rilevante delle espressioni linguistiche a cui ricorriamo, consapevolmente o no, è metafora.
Si trova spesso scritto che si tratta di una sostituzione fra termini: a uno consueto e lineare se ne sostituisce uno deviante. Per dirla con Aristotele, consiste nel trasferimento del nome di una cosa ad un’altra cosa. Fra questi termini c’è una particolare affinità semantica, rivelata e cavalcata dalla metafora (che ovviamente non può cavalcare, è una metafora). Questo è un procedimento straordinariamente complesso: un’analogia intuita ed espressa fornisce un’informazione nuova sommando immagini diverse.
Qualcuno potrebbe pensare che dopotutto è solo una similitudine implicita, priva di avverbi di paragone, un collegamento intelligente, evocativo o divertente: potrei ben dire che guido veloce come un fulmine, i capi sono spietati come squali, l’entusiasmo è vivido come una fiamma. Ma sarebbe un pensiero poco perspicace. È proprio l’ellissi, il gradino mancante che richiede il salto a fare della metafora uno strumento di collegamento intuitivo, di riorganizzazione fra luoghi comuni. Nel cammino lineare si scava un sentiero consueto; col salto, è più facile deviare e determinare un’invenzione poetica - che non è solo interessante a fini estetici o narrativi. Locupleta una linea di pensiero. Inoltre è più frizzante e interessante; provate a chiedere a qualcuno di fare un salto: avrete la sua piena attenzione.
Così, se dico che in auto sono un fulmine intendo che sono veloce, ma i più acuti mi diranno «Ti schianti sugli alberi?»; se dico che il capo è uno squalo richiamerò una galassia di luoghi comuni relativi agli squali che va molto, molto oltre la spietatezza; e nella mente l’entusiasmo che arde si sovrappone subito alla fiamma, al suo simbolo, alle sensazioni che tutti vi ricolleghiamo.
Questo è un caso in cui inquadrare un processo linguistico come figura retorica ti dà la netta impressione di essere riduttivo.
Infatti la metafora non è un mezzo espressivo qualunque, né è un semplice vezzo. È un metodo di arricchimento del pensiero attraverso la ricombinazione di elementi comuni. Pervade incessantemente la lingua e il pensiero: in auto sono un fulmine, l’azienda è piena di squali, l’entusiasmo arde; in generale, parte rilevante delle espressioni linguistiche a cui ricorriamo, consapevolmente o no, è metafora.
Si trova spesso scritto che si tratta di una sostituzione fra termini: a uno consueto e lineare se ne sostituisce uno deviante. Per dirla con Aristotele, consiste nel trasferimento del nome di una cosa ad un’altra cosa. Fra questi termini c’è una particolare affinità semantica, rivelata e cavalcata dalla metafora (che ovviamente non può cavalcare, è una metafora). Questo è un procedimento straordinariamente complesso: un’analogia intuita ed espressa fornisce un’informazione nuova sommando immagini diverse.
Qualcuno potrebbe pensare che dopotutto è solo una similitudine implicita, priva di avverbi di paragone, un collegamento intelligente, evocativo o divertente: potrei ben dire che guido veloce come un fulmine, i capi sono spietati come squali, l’entusiasmo è vivido come una fiamma. Ma sarebbe un pensiero poco perspicace. È proprio l’ellissi, il gradino mancante che richiede il salto a fare della metafora uno strumento di collegamento intuitivo, di riorganizzazione fra luoghi comuni. Nel cammino lineare si scava un sentiero consueto; col salto, è più facile deviare e determinare un’invenzione poetica - che non è solo interessante a fini estetici o narrativi. Locupleta una linea di pensiero. Inoltre è più frizzante e interessante; provate a chiedere a qualcuno di fare un salto: avrete la sua piena attenzione.
Così, se dico che in auto sono un fulmine intendo che sono veloce, ma i più acuti mi diranno «Ti schianti sugli alberi?»; se dico che il capo è uno squalo richiamerò una galassia di luoghi comuni relativi agli squali che va molto, molto oltre la spietatezza; e nella mente l’entusiasmo che arde si sovrappone subito alla fiamma, al suo simbolo, alle sensazioni che tutti vi ricolleghiamo.