Nottivago
not-tì-va-go
Significato Che va in giro di notte
Etimologia voce dotta recuperata dal latino noctivagus, col medesimo significato.
Parola pubblicata il 20 Gennaio 2021
not-tì-va-go
Significato Che va in giro di notte
Etimologia voce dotta recuperata dal latino noctivagus, col medesimo significato.
Parola pubblicata il 20 Gennaio 2021
Così notava Giacomo Leopardi nel suo Zibaldone, il 28 settembre 1821 (toh, due secoli tondi). E il nottivago porta nel discorso proprio questi caratteri di indefinitezza sospesa.
Siamo davanti a una parola poetica che dire rodata è dire poco: infatti è un prestito diretto dal noctivagus latino, che parimenti era considerato parola poetica. Fra gli altri, ad esempio, la troviamo in Lucrezio – in un passo del De rerum natura la usa nel descrivere le torce delle comete, – come anche in Virglio, che nell’Eneide la cuce sul volo del carro di Febe. Si fa notare però la preferenza di riferimento a entità alte, celesti.
In italiano questo aggettivo, recuperato nel fiore del Rinascimento, continua ad avere una certa fortuna siderale e mitologica, attagliandosi a pianeti e astri che trascorrono la volta celeste come anche a divinità classiche. Ma non disdegna il terragno – per quanto gli calzi sopra sempre poeticamente. Sono nottivaghe farfalle e bestie che si muovono di casa nelle tenebre, nottivaghi gli spiriti inquieti, spiriti di artisti, nottivaghi figuri che paiono poco raccomandabili, e classicamente prostituti e prostitute.
L’aura indefinita di questa parola è doppia: non solo colloca il suo movimento nel buio, ma lo descrive come un vagare. Eppure il nottivago non è brancolante. Adombra una certa consuetudine, se non una vera e propria vocazione naturale, a muoversi così nella notte – non sono nottivago io quando mi attardo a metà camminata e mi perdo nel bosco, e spero che quei due in lontananza siano fari e non occhi. La sua vaghezza è sospesa e delicata perché intimamente padrona, senza sentimenti grevi. In questo tratto si riconosce l’antico profilo olimpico del noctivagus.
Una parola di poesia antica ma piuttosto pronta: si fa sentire come alta anche grazie al suo accento latinamente sdrucciolo, ma è trasparente e pulita. E sa impreziosire una frase senza riuscire pretenziosa.