Aura

àu-ra

Significato Aria, brezza, soffio; alone, atmosfera; in estetica, qualità sacrale e rituale dell’opera d’arte originale, specie non riprodotta

Etimologia voce dotta, presa in prestito dal latino aura, a sua volta prestito dal greco aúra ‘soffio di vento, brezza’.

Siamo assorbiti da una concezione dell’aura come alone, luminoso o di energie sottili, che circonda e precede qualcuno o qualcosa, come un’atmosfera che ne promani. Pensiamo all’aura di santità che soffonde il mistico, all’aura di adorazione che si porta dietro l’artista riconosciuta e rispettata, all’aura di mistero che aleggia intorno a un delitto, o intorno a un edificio.

Concepiamo l’aura quasi come una radiazione, a ben vedere quasi come un’aureola — che etimologicamente non diminuisce ‘aura’, ma aurea, ‘dorata’, attributo di corona. E non si può non pensare che aureo e aureola non abbiano pesato su questa nostra concezione. L’aura nasce però come un soffio.

Il latino aura è mutuato dal greco aúra, che ha proprio il senso di ‘soffio di vento, brezza’. Quando Petrarca, nel suo forse più famoso verso, disegna “i capei d’oro a l’aura sparsi”, oltre a giocare sul nome di Laura ci presenta capelli biondi mossi nel vento. Don Bartolo, nel Barbiere di Siviglia, canta “La calunnia è un venticello,/ Un’auretta assai gentile”. E si può parlare ancora di come spiri un’aura profumata di zagare, di come soffi un’aura di novità, di come un’aura fresca ci appacifichi, o come una di pace ci rinfreschi. Soffio, non radiazione.

L’aura (anche quando grave, anche quando mortifera) è vitale e presente, mentre poche cose catapultano nell’eterno trascendente minerale come uno sfondo oro da aureola. Ma curiosamente sono concetti che si confondono.

Questa confusione si sente anche in un significato illustre di ‘aura’, che troviamo in estetica, pensato dal filosofo Walter Benjamin (vàlta bèniamiin, era tedesco): l’opera d’arte originale ha un’aura perché esiste in un unico ora e qui, ha una suggestiva lontananza sacrale che invece le sue riproduzioni non hanno — qualità a doppio filo, perché l’originale, pur facendo nella sua aura accedere a un’esperienza irripetibile e autentica, può essere strumentalizzato dal potere e farsi oggetto di culto, mentre la sua riproduzione è vicina, fruita in maniera fugace e superficiale, e aliena alla ritualità. Basti pensare alla stampa della Notte stellata di Van Gogh che teniamo in bagno, e la dentista nella sala d’aspetto.

Che l’aura sia soffio o radiazione, è un concetto che funziona dai discorsi quotidiani alla filosofia più alta: le parole non fanno cortocircuito.

Parola pubblicata il 11 Aprile 2020